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Synergy dice di essere pronta ad acquistare Alitalia

Synergy Europe, società di diritto lussemburghese che fa parte del Synergy Group  del finanziere German Efromovich, dice di essere pronta ad acquistare Alitalia. 

In una lettera inviata al ministro per lo Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli e al commissario straordinario di Alitalia, Giuseppe Leogrande, viene confermato l’interesse di Synergy Group “ad acquisire tutta Alitalia” e si manifesta la “disponibilità anche ad un eventuale partenariato pubblico privato con il Governo d’Italia per rilanciare la compagnia aerea di bandiera italiana”. E’ quanto si legge in una nota del gruppo

I programmi di Synergy Group prevedono una specializzazione di Alitalia “nelle rotte a lungo raggio e di rilancio del cargo mantenendo il presente perimetro organizzativo della società articolato nelle sue tre attività principali (Aviazione, Manutenzione, Servizi a Terra), il rinnovo della flotta, l’aggiunta di nuove rotte e la valorizzazione del suo prezioso patrimonio tecnico e umano (personale di terra e di volo)”.

Intanto il sindacato torna a incalzare il governo perchè acceleri i tempi. “Non ci stanchiamo di ripetere che per il rilancio di Alitalia il tempo non è un fattore neutro. Il ritardo dell’avvio del percorso relazionale per definire i passaggi propedeutici alla partenza della Newco e le direttrici di fondo per la fase di rilancio comincia a diventare un fattore critico”. Così dichiara la Fit-Cisl in merito alla fase di stallo che si è determinata dopo le anticipazioni contenute nella bozza del cosiddetto dl Rilancio.

“Mentre in Italia si prende tempo – prosegue la federazione ci​slina – le principali compagnie aeree europee pianificano il loro futuro e i loro Governi si preparano all’ingresso nel loro capitale. Invece noi cosa aspettiamo a dotare Alitalia di un management all’altezza e di un piano industriale degno di questo nome? Delude invece constatare che, a un mese dall’annuncio della nazionalizzazione della compagnia di bandiera, ancora si discute di quanti aerei debba avere in dotazione, si trascura il segmento cargo e si abbandonano rotte strategiche come la Roma-New York, che qualcun altro più lungimirante occuperà al posto nostro”.

Concludono dalla Fit-Cisl: “Il Governo destinando ad Alitalia una quantità di risorse economiche significative, per la prima volta agisce sulle cause e non sugli effetti perché è chiaro che il vettore aereo gioca un ruolo determinante nell’intero sistema di mobilità del nostro Paese, oltre che nel rilancio della nostra economia. In passato, come si è fatto in tanti altri settori del mondo del lavoro, si sono destinate somme finalizzate solo al finanziamento degli ammortizzatori sociali e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Occorre dare concrete risposte occupazionali agli 11 mila lavoratori diretti che in questi tre anni di gestione commissariale hanno dimostrato il loro valore e anche l’indotto ne guadagnerà”.

Agi

Perché Lufthansa non vuole comprare Alitalia

Nessun investimento diretto in Alitalia ma la proposta di una partnership commerciale. Lufthansa rilancia la sua proposta per la compagnia aerea italiana e, al momento, di una acquisizione tout court non ne vuole sentir parlare. Dalla partnership commerciale Alitalia potrebbe avere più vantaggi, ha spiegato il responsabile per Lufthansa del dossier Alitalia, Joerg Eberhart, presidente e ceo di Air Dolomiti, in audizione in commissione Trasporti della Camera.

“Con Fs e Atlantia abbiamo condotto incontri positivi e svolto un intenso lavoro ma non abbiamo trovato un piano comune che consentisse di proporre un investimento. Per questo proponiamo una partnership commerciale che avrebbe più vantaggi rispetto a un investimento”, ha spiegato aggiungendo che questa “potrebbe generare per Alitalia un risultato annuale di 100 milioni di euro in più”.

Perché il matrimonio non s’è mai fatto

Il manager tedesco ha svelato poi i motivi per cui le nozze tra le due società non sono mai state celebrate: cambi di governo e di interlocutori, oltre agli interessi, spesso confliggenti, tra i vari attori. “Non c’era un piano Lufthansa, c’era un piano Fs e c’erano i commenti nostri e di Atlantia. Non potevamo investire perché il piano non era concordato e per mancanza di capacità manageriale. Capacita’ manageriale che avremmo potuto mandare a Roma, dedicare al progetto”, ha osservato Eberhart, ma “senza accordo con gli stakeholder principali, commissari, governo, sindacati sulla direzione in cui sviluppare l’azienda per chi viene da fuori è abbastanza difficile”.

Nel periodo del commissariamento si sono succeduti tre differenti governi (Gentiloni, Conte I e Conte II, ndr): “Anche come continuità del governo era una sfida anche per noi durante gli ultimi due anni e mezzo trovare gli interlocutori giusti. Era difficile ogni volta ricominciare da zero con nuove persone. Questi i motivi per cui abbiamo proposto una partnership commerciale” e non un investimento.

Per Lufthansa inoltre è necessaria una forte ristrutturazione della compagnia italiana: “Siamo fortemente convinti che un profondo risanamento di Alitalia sia inevitabile. Solo così con il tempo necessario e partendo da una posizione di forza potrà scegliere tra Lufthansa, British Airways ed Air France-Klm, facendo una scelta libera”. Ultima ratio taglio di rotte ed esuberi. “Se tutte le misure messe in campo non bastassero si dovrà pensare a un ridimensionamento ma questo non è il fine. La cancellazione di tratte, flotta e personale navigante sarebbe solo l’ultima ratio. Prima bisognerebbe provare tutto”, ha rassicurato Eberhart.

Arriva un nuovo direttore generale

Dopo il manager tedesco a sedersi davanti alla Commissione Trasporti della Camera, il commissario straordinario, Giuseppe Leogrande che ha subito annunciato Giancarlo Zeni come nuovo direttore generale. “Con lui metteremo mano al piano industriale e alle misure di efficientamento e di riorganizzazione”, ha assicurato. Il nuovo dg lascerà la carica di amministratore delegato di Blue Panorama e guadagnerà 250.000 euro lordi all’anno. “All’interno dell’azienda ci sono figure retribuite di più. Non è una cosa clamorosa considerando la riduzione dell’organo commissariale”, lo ha difeso Leogrande dai malumori dei parlamentari. La strada tracciata dal commissario comunque è indicata. “L’obiettivo è chiudere entro il 31 maggio. È chiaro che può essere raggiunto o con la cessione o anche attraverso il conferimento” di Alitalia “a una newco”.

Anche la ministra delle Infrastrutture e Trasporti, Paola De Micheli si è soffermata sui tempi. “Sono assolutamente convinta che si debbano rispettare i tempi previsti dal decreto. Gli interventi dovranno rispettare quella tempistica e quella copertura finanziaria”, ha detto.

Circa un nuovo coinvolgimento di Fs, la ministra ha spiegato che “è evidente che la partecipazione” delle Ferrovie nell’aviolinea “sarà valutata da Fs nel momento in cui sarà realizzato il mandato di questo decreto da parte del commissario e si saranno generate le nuove condizioni per poter eventualmente partecipare a un altra cordata. Ma sono condizioni che Fs dovrà valutare nel momento in cui sarà terminato il mandato. Non credo che sia giusto e corretto verso Fs prevedere allo stato attuale una determinazione di imperio”, ha sottolineato De Micheli aggiungendo che “la preoccupazione” principale del governo è “il mantenimento dei livelli occupazionali”. 

Agi

“Sei mesi per salvare Alitalia,  va resa attraente”, dice Patuanelli

Alitalia “perde circa 2 milioni al giorno”, “vorrei sapere cosa si può fare di più rispetto a quanto stiamo facendo”: se lo chiede il ministro dello Sviluppo economico, Stafano Patuanelli, in un’intervista al Messaggero in cui ha sottolineato che “l’obiettivo è chiudere entro metà anno, con la scadenza del mandato al commissario, altrimenti si chiude, non ci saranno altri fondi”. “Per Alitalia questo è davvero l’ultimo intervento dello Stato“, ha assicurato. Dopo che Atlantia ha fatto naufragare il consorzio, ha ricordato l’esponente M5s, “avevo di fronte due strade: la liquidazione della compagnia o avviare una nuova procedura”.

Il ministro ha scelto la seconda e ora, spiega, “coltivo la speranza che si possa arrivare ad una soluzione”. Le condizioni del superamento dell’impasse e trovare una soluzione sono affidate all’avvocato Leogrande, che “dovrà rendere più attraente la compagnia”, ha spiegato il ministro, ammettendo che i margini su cui operare “non sono amplissimi ma qualche cambiamento serio si puo’ ancora fare” perché di fatto “non c’è interesse per la compagnia così come è ora”.

Obiettivi possibili, uno spacchettamento – “che non è lo spezzatino”, precisa Patuanelli, “ma una holding” – e qualche taglio si spesa, dove “anche qui c’e’ spazio”. E “proprio ieri sera – rivela il ministro – ho firmato i bonifici” pari a 400 milioni per garantire la continuita’ aziendale della compagnia: “Problema risolto”, annuncia.

Su ArcelorMittal, continua Patuanelli è stato raggiunto “un preaccordo non vincolante” che “contiene elementi importanti per il proseguimento della trattativa. Non è la vittoria, ma fissa dei paletti. Ovvero la revisione del piano industriale, che porta con sé anche quella del piano ambientale”. “La produzione finale è di 8 milioni di tonnellate di acciaio. Non legate però esclusivamente alla produzione con il ciclo integrale a carbone, ma con tre tipologie diverse: elettrico puro, preridotto e carbone”, ha aggiunto Patuanelli, “così potremo eliminare due terzi di Co2 e garantire la salute e i livelli occupazionali attuali”. Patuanelli ha spiegato che “lo Stato entrerà in ArcelorMittal Italia (Ami), ma definire ora la quota è prematuro”.

Quel che è certo, invece, “è che loro saranno in maggioranza assoluta”. Oggi c’è infatti un contratto di affitto di asset aziendali con impegno all’acquisto nel 2023. “Di fatto anticipiamo questa fase”, spiega il ministro, “Ami acquista da Ilva in amministrazione straordinaria i rami d’azienda e versa 1,8 miliardi: detratte alcune poste, come i canoni già versati (circa 300-400 milioni, ndr), serviranno a pagare i fornitori, gli scivoli e i creditori che sono Cdp, Intesa, Unicredit e Banco Popolare”. E per garantire i livelli occupazionali, assicura Patuanelli, basta aumentare “la produzione di 2 milioni di tonnellate e con l’ingresso dello Stato che si fa carico della transizione dal carbone all’elettrico, salvaguarderemo l’occupazione”. Un obiettivo che sarà raggiunto “fra quattro anni, a fine piano”. “Per questo e’ forse giusto aspettare a far festa”, avverte il ministro.

Agi

Scadono i termini per Alitalia. Si profila una nuova proroga

Il consorzio che dovrebbe dar vita alla nascita della nuova Alitalia per ora non parte. Oggi scade il termine indicato dal governo per la presentazione delle offerte vincolanti, e ieri Fs, pur “confermando la disponibilità a proseguire le negoziazioni per il costituendo consorzio”, ha affermato che “ad oggi non sono maturate le condizioni”. La palla a questo punto, dopo il passo indietro di Atlantia, torna ai commissari e quindi al governo che ufficialmente ostenta tranquillità.

Il titolare del dossier, Stefano Patuanelli, ha detto che ci sono le condizioni per un parziale ottimismo. “C’è la scadenza dell’ultima proroga concessa al consorzio e autorizzata ai commissari, attendo di leggere ciò che il costituendo consorzio scriverà ai commissari. Ritengo ci siano le condizioni che mi fanno essere parzialmente ottimista nelle prossime ore ma devo attendere che il consorzio scriva ai commissari e poi i commissari mi diranno”, aveva dichiarato il ministro dello Sviluppo Economico. Ma le frenate di tutti i potenziali partner fanno presagire una nuova proroga. 

Nonostante i tempi siano agli sgoccioli, anche la titolare dei Trasporti, Paola De Micheli, evita toni allarmistici: “Lufthansa ha un approccio più morbido, il tema vero è che ci aspettiamo nei prossimi giorni una risposta dal consorzio che deve avere un partner industriale, Lufthansa o Delta. Siamo con un po’ di realismo ragionevolmente ottimisti e positivi sulla chiusura positiva della vertenza”. La compagnia di bandiera tedesca ha però ribadito, dopo il cda dei giorni scorsi, di non essere interessata a investire nell’Alitalia attuale ma solo in una compagnia ristrutturata. 

Al di là delle dichiarazioni ufficiali, nell’esecutivo c’è preoccupazione per una situazione che sembrava avvicinarsi a una soluzione ma che ha avuto un nuovo stop. A questo punto appare scontata l’ottava proroga e si spera che la faccenda possa chiudersi entro la fine di marzo del 2020. Concetto ribadito da Patuanelli: “Abbiamo un provvedimento – ha spiegato – che presenta all’interno un’ulteriore parte di prestito di 400 milioni che ci ha dato modo di fare un ragionamento sui tempi di conclusione del procedimento con un closing entro marzo, quello è il momento da mantenere fisso”. La scadenza di marzo per chiudere l’operazione “è ferma”, ha aggiunto.

Dal canto suo, Fs conferma che “sono state esaminate le comunicazioni inviate nei giorni scorsi da Delta, che ha confermato la disponibilità a partecipare al capitale della nuova compagnia, nonché la lettera trasmessa da Lufthansa che ha prospettato la disponibilità ad un accordo commerciale, ma non ad un ingresso immediato nel capitale della nuova Alitalia”.

“Atlantia – scrive ancora Ferrovie – ha reso noto che allo stato non si sono ancora realizzate le condizioni necessarie per l’adesione al progetto, ferma la disponibilità a proseguire il confronto per l’individuazione del partner industriale”. Una disponibilità che è strettamente intrecciata alla vicenda della revoca delle concessioni autostradali, minacciata dopo la tragedia del Ponte Morandi. 

Agi

Slittato l’incontro per Alitalia. Ma il tempo ormai stringe

Slittato a data da destinarsi l’incontro informale tra commissari straordinari di Alitalia e sindacati che si sarebbe dovuto tenere nel pomeriggio di ieri a Fiumicino. Il vertice doveva essere l’occasione per fare il punto sul piano industriale della cordata costituita da Fs, Atlantia, Delta e Mef ed era stato convocato, subito dopo la pausa estiva, visto l’avvicinarsi di importanti scadenze.

Ufficialmente, il motivo del rinvio dell’incontro è per sopraggiunti impegni dei commissari, ma secondo i sindacati a pesare è “la situazione politica fluida che c’è in questo momento”, spiega all’AGI il segretario generale della Uiltrasporti, Claudio Tarlazzi. Dello stesso avviso il segretario nazionale Filt Cgil, Fabrizio Cuscito: “È evidente che c’è bisogno di capire come sarà composto il governo e se proseguirà in linea con le precedenti indicazioni. Sicuramente i commissari adesso non hanno delle risposte da darci in quanto non possono avere una visibilità del quadro completa”.

È chiaro, prosegue il sindacalista, che la nomina dei commissari “dipende dai ministeri”, e la nuova azienda che deve nascere avrà un parte pubblica e per quanto riguarda la percentuale che spetta allo Stato “è importante l’indirizzo che il governo politico darà”.

Secondo il segretario generale della Fit Cisl, Salvatore Pellecchia: “È opportuno che l’incontro venga riprogrammato rapidamente; il tempo che scorre non è neutro ai fini della risoluzione vertenza Alitalia, tutti sanno che c’è una perdita strutturale e che i commissari non vi possono far fronte, occorrono azioni industriali”.

Per il presidente dell’Anpac, Antonio Divietri, a essere centrale, più che la crisi di governo, è “la questione degli accordi commerciali” e il “ruolo ancillare al quale sarebbe condannata Alitalia” rispetto alla compagnia statunitense Delta. Come spiega all’AGI, “non c’entra la crisi, oltretutto dovevamo incontrarci perché dovevano darci notizie sullo stato di avanzamento lavori sugli accordi, e questo è qualcosa che prescinde la crisi di governo che, di certo, può aggravare la situazione di Alitalia, ma non è che non fa andare avanti le discussione”.

Sul negoziato con Delta non vi è alcuna notizia ufficiale. “A noi serve sapere come stanno andando le trattative tra i partner del consorzio che dovrà rilevare la compagnia aerea e se tra loro ci sarà l’accordo per estendere le rotte intercontinentali” che sono uno dei nodi chiave per il rilancio di Alitalia, spiega Tarlazzi. “Serve capire – prosegue – se ci saranno investimenti per aumentare la flotta a lungo raggio senza la quale è difficile affrontare la questione della cassa integrazione”.

La situazione politica potrebbe avere come conseguenza un ritardo della presentazione dell’offerta vincolante per rilevare la compagnia, fissata per il 15 settembre. “Il rischio che possa esserci uno slittamento c’è, dipende dai tempi tecnici della presa in carica dei nuovi ministri”, spiega Cuscito che aggiunge: “La scadenza di metà mese è stata fissata dal Mise, adesso non so se il ministro sarà lo stesso e, in caso dovesse cambiare, nel momento in cui entrerà in carica quello nuovo qualche variazione ci potrebbe essere”.

Anche secondo il leader della Uiltrasporti “ci sarà una proroga per la presentazione dell’offerta vincolante, i lavori sono ancora abbastanza indietro per rientrare nei tempi. Uno slittamento non mi stupirebbe, vista la difficoltà politica”.

Restano inoltre da sciogliere altri nodi, uno su tutti quello degli esuberi che potrebbero arrivare a 2.800. Sul tavolo anche un possibile taglio alla flotta, la rinegoziazione dell’alleanza transatlantica, la governance. Il 23 settembre scade invece la Cassa integrazione che riguarda complessivamente circa 1.010 dipendenti: 90 piloti, 70 unità del personale di cabina e 850 di terra.

Per l’Anpac, “si deve trovare una sintesi prima del 23 settembre, arrivare a quel giorno come data ultima è dannatamente tardi. Si deve trovare prima una soluzione nel bene o nel male. Non a caso per il 6 settembre abbiamo indetto uno sciopero di 24 ore su questi temi perché in assenza di chiarezza rispetto al futuro vogliamo far sentire forte la nostra protesta”. Per il 6 del mese, è in programma lo sciopero proclamato dai sindacati Anpac, Anpav e Anp inizialmente previsto per il 26 agosto e poi differito per l’invito del Garante degli scioperi e del ministero dei Trasporti. 

Agi

Per Alitalia presentate offerte da Atlantia, Toto, Claudio Lotito e Avianca

Il primo passo per la nascita della nuova Alitalia è stato fatto. Sul tavolo di Mediobanca, advisor di Fs, sono arrivate le offerte per la costituzione della newco da parte di Atlantia, il gruppo Toto, l’azionista di maggioranza dell

Le proposte ora saranno valutate sotto il profilo industriale e finanziario da Fs, nel corso del Cda fissato per la giornata di lunedì 15 luglio alle 12,30, con il supporto dell’istituto di credito. Dopo di che tali valutazioni saranno portate al Mise e ai commissari di Alitalia per la costituzione del consorzio che potrebbe non essere, in un primo momento, diviso in quote.

Oltre alle quattro proposte ci sono anche Fs, Mef e Delta, con Ferrovie e Tesoro che costituiranno il ‘nocciolo’ pubblico, voluto fortemente dal ministro Di Maio. 

“C’è l’auspicio che il Cda di Fs decida quanto prima e che scelga l’offerta più ambiziosa. Alitalia ha bisogno di tornare a giocare in attacco e non in difesa”, ha commentato il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio. “Bene le quattro offerte. Ci sono tutti i margini per decidere il consorzio e rilanciare definitivamente la compagnia. Le numerose offerte arrivate dimostrano la bontà dell’operazione di mercato”, commentano al Mise

Le offerte, che non sono vincolanti, permetteranno ai proponenti che supereranno l’esame di Fs, di mettere a punto la futura governance societaria e il piano industriale. Dopo le polemiche tra l’ala cinque stelle del governo e Autostrade per il crollo del Ponte Morandi, la settimana scorsa, Atlantia (che controlla Autostrade) ha dato mandato all’ad Giovanni Castellucci di approfondire il piano industriale di Alitalia “preso atto dell’interesse della società controllata Aeroporti di Roma per una compagnia di bandiera competitiva e generatrice di traffico”.

Il commento di Luigi Di Maio

“Voglio essere l’ultimo ministro che si occupa di Alitalia. Torniamo a farla volare in tutto il mondo, a testa alta!”. Lo scrive su Facebook, il ministro dello Sviluppo economico. “Oggi sono state presentate quattro offerte per la nuova Alitalia. Hanno avanzato un’offerta economica il patron della compagnia aerea Avianca, il gruppo Toto, il gruppo Atlantia e il patron della Lazio Claudio Lotito. È una buona notizia. Ci sono più possibilità di scelta. Auspico che si scelga tra le offerte più ambiziose e non tra quelle piu’ conservative”.

 

Agi

Atlantia ha rotto gli indugi su Alitalia

Nella partita Alitalia, a quattro giorni dalla scadenza del termine per presentare le offerte, Atlantia rompe gli indugi e ha dato mandato all’amministratore delegato, Giovanni Castellucci, “di approfondire la sostenibilità e l’efficacia del piano industriale relativo ad Alitalia – inclusa la compagine azionaria e il team manageriale – e gli opportuni e necessari interventi per un duraturo ed efficace rilancio della stessa, riferendo in una prossima riunione consiliare per le opportune valutazioni ed eventuali connesse deliberazioni”.

Atlantia ha inoltre “preso atto dell’interesse della società controllata Aeroporti di Roma per una compagnia di bandiera competitiva e generatrice di traffico”. Oggi in Borsa la holding della famiglia Benetton ha brillato (+2,57% a 24,33 euro per azione) proprio per le aspettative degli investitori che il salvataggio dell’ex compagnia di bandiera possa agevolare la vicenda delle concessioni autostradali anche se il governo tiene il punto a quasi un anno dal crollo del Ponte Morandi.

Al question time, il ministro delle Infrastrutture e trasporti, Danilo Toninelli, ha ripetuto: “Per quanto riguarda il caso specifico di Autostrade per l’Italia, ribadisco la convinzione di procedere con la risoluzione unilaterale” della convenzione, “ma al tempo stesso quella di farlo con gli strumenti e le valutazioni opportune, stante il quadro normativo in cui agiamo in conseguenza delle scelte dei Governi precedenti. Vogliamo infatti tutelare al massimo l’interesse pubblico e scongiurare qualsiasi ricaduta sulle casse dello Stato, cioè sulle tasche dei cittadini, a differenza di quanto fatto dai nostri predecessori”.

A questo proposito dal Mise fanno trapelare che non ci sarà alcun rinvio della data, fissata in lunedì prossimo, per la presentazione delle offerte. Sul fronte degli altri potenziali azionisti del consorzio, si affievoliscono le possibilità di vedere Claudio Lotito e German Efromovich come partner della newco. Mentre il gruppo Toto resta alla finestra, Atlantia resta il partner preferito da Fs e Delta per la solidità finanziaria e industriale che darebbe alla nuova società.

Agi

Tav, Alitalia, Ponte Morandi: il bandolo della matassa che Lega e M5s non trovano

Parte la gara anche per il versante italiano della Tav. Notizia fresca, oggi sui giornali. Lo ha deciso ieri il consiglio d’amministrazione di Telt, la società dei governi italiano e francese che ha il compito di realizzare la linea ferroviaria Torino-Lione. E la gara riguarda l’intero tratto del tunnel in Italia, che vale un miliardo di euro. Anche se per far partire le gare è necessario prima il nullaosta dei rispettivi governi, italiano e francese.

Ed è proprio sul fronte italiano di quest’aspetto che si registrano alcune novità. “Tav, Conte pronto al sì. Di Maio spalle al muro”, titola sicura La Stampa di Torino, città che si trova proprio lungo la direttrice ferroviaria veloce. “Tav, via libera ai bandi italiani. La Lega esulta: non sarà leggera” titola il Corriere mentre Il Fatto Quotidiano registra: “Telt fa un altro passo verso il Tav”. “Tav: sì ai bandi per i lavori in Italia, al 55% fondi europei” informa Il Sole 24 Ore.

E su questo ultimo aspetto dei fondi e dei finanziamenti mette l’accento il quotidiano sabaudo, perché “se si segue la traccia dei soldi, ieri a Parigi, nel Cda di Telt, è stato fatto un nuovo passo avanti per la realizzazione della Torino-Lione”. Infatti l’Unione Europea ha ufficializzato la volontà di alzare la quota di finanziamento comunitario anche per le tratte nazionali, e questa notizia per l’Italia significa “uno sconto complessivo di 1, 6 miliardi”.

Cosicché la spesa per il governo di Roma scenderebbe da 3,104 miliardi per il tunnel di base a 2, 367 miliardi mentre la spesa per il collegamento che da Bussoleno, nella piana della Valsusa, arriva a Torino verrebbe dimezzata scendendo da 1, 7 miliardi a 850 milioni.  E anche Parigi avrebbe i suoi vantaggi: dovrebbe spendere 1,764 miliardi contro 2,289 rivedendo il progetto iniziale per opere da 7 miliardi complessivi, con l’idea “di individuarne un altro low cost, sul modello italiano”.

Fin qui gli aspetti tecnici mentre sul piano politico si registrano delle novità. Luigi Di Maio confida in Conte e dice di fidarsi di lui auspicando una “soluzione”. Ma di quale soluzione si possa trattare non sa dirlo nemmeno lui. Sta di fatto che prima delle elezioni il premier aveva avocato a se il dossier Tav e il neogovernatore leghista ora la chiama direttamente in causa sollecitando “una parola chiara” dall’esecutivo sulla volontà di proseguire l’opera.

Tuttavia per i 5Stelle si è aperto anche un altro fronte, quello del nuovo Ponte Morandi a Genova. Ieri, infatti, nel giorno della prima colata di calcestruzzo per la costruzione del nuovo tratto di strada sospeso sul Polcevera, i 5Stelle hanno rilanciato l’idea della revoca delle concessioni ad Autostrade per l’Italia. Ciò che rischia di creare un cortocircuito pericoloso e incrinare i rapporti con la stessa società, resi al moment ancora più complicati dal possibile coinvolgimento del Gruppo Atlantia impegnato nel salvataggio di Alitalia. E sulla revoca la Lega ha già detto la sua: “Follia”. Anche se fonti 5Stelle “non escludono comunque che di fronte all’opposizione della Lega possa scattare una sorta di piano B. Ovvero la richiesta di revoca della concessioni solo per la tratta genovese”, si può leggere su Il Messaggero cartaceo, che oggi dedica un ampio resoconto all’argomento.

E se “il conto per lo Stato si aggirerebbe sui 25 miliardi, euro più euro meno, quello politico rischia di essere ancora più salato”. Ma il vicepremier Luigi di Maio, “forte di una relazione tecnica elaborata da una Commissione instituita presso il Mit, vale a dire un’opinione di parte, ha comunque rotto gli indugi, aprendo di fatto un nuovo incandescente fronte. (…) Una mossa dirompente ma tutto sommato scontata visto che il leader dei 5Stelle, dopo il dramma della caduta del Ponte Morandi, ha ripetuto a cadenze regolari che la convenzione va stracciata. E che i 3 mila chilometri di rete devono passare dai privati all’Anas”. Mentre sul fronte opposto, “Matteo Salvini non ha nessuna intenzione di infilarsi nella complessa procedura d revoca della concessione”, si legge ancora sul quotidiano della Capitale.

Ma tornando alla Tav, è chiaro che la mossa di Bruxelles di ieri, improntata a incentivi e maxi-sconti, cambia il quadro della situazione spingendo il premier “verso il sì”, si legge in un retroscena ancora sul quotidiano torinese, mentre il Movimento 5 Stelle prova ancora a resistere evitando una Caporetto sulla battaglia anti-Tav. E se Salvini è sempre contro la Tav leggera, “perché a me piacciono i treni che corrono”, sul Fatto si legge che “ieri è arrivato, via Facebook, il no definitivo pure del l’altro vicepremier, Luigi Di Maio: ‘Non abbiamo mai pensato a un progetto di Tav leggero. Parliamo piuttosto di cose serie. Ho fiducia nel fatto che il presidente Conte trovi una soluzione’.

Post subito approvato da Alessandro Di Battista, riunendo così le due anime dei Cinquestelle”. Ma è chiaro che “la notizia dell’innalzamento del contributo comunitario fino al cinquanta per cento della tratta nazionale della Tav mette in enorme difficoltà il M5s, sempre più stretto fra la pressione dell’Europa e della Lega da un lato, e dei No Tav dall’altra”.

Quindi? “Per il Movimento è la prova fatale: dopo aver costretto gli elettori pugliesi ad accettare il gasdotto Tap e il rilancio dell’Ilva, sul tavolo ora c’è la più simbolica delle battaglie Cinque Stelle sul territorio contro le grandi infrastrutture”, si legge ancora nel retroscena su La Stampa. Di Maio e i 5Stelle si impunteranno o abdicheranno?

Agi

Alitalia: differito al 26 luglio lo sciopero del personale navigante

La FNTA, Federazione che riunisce piloti e assistenti di volo di ANPAC, ANPAV e ANP – rende noto che le tre sigle hanno accolto l’invito del ministero dei Trasporti a differire al 26 luglio lo sciopero originariamente previsto per domani. “L’incontro convocato per il 3 luglio dal ministro Luigi Di Maio è certamente un segnale positivo, al momento purtroppo, pur riconoscendo l’impegno delle parti coinvolte al rilancio e allo sviluppo della compagnia di Bandiera, non sono emersi elementi rilevanti tali da revocare definitivamente l’azione di protesta”, sottolinea Fnta, che si dice “pronta ad affrontare, in modo costruttivo e nell’interesse del personale navigante, questa delicata fase di trattative con proposte concrete sia di carattere industriale che contrattuale. Nella piena consapevolezza che il rispetto dell’utenza e della mobilità siano fondamentali in un Paese come il nostro, anche a forte vocazione turistica, è necessario ribadire che le tempistiche per risolvere con successo la crisi Alitalia sono compresse e che le basi, per creare quel sistema virtuoso a cui si fa riferimento da tempo, vadano gettate nel breve periodo”.

Agi

Pochi giorni per salvare Alitalia. Ma Di Maio è ottimista

A pochi giorni dalla scadenza del 30 aprile, termine per la presentazione delle offerte per ‘salvare’ Alitalia, il vicepremier Luigi Di Maio interviene per rassicurare: ce la metteremo tutta per rilanciarla e trovare una “soluzione strutturale”. “Stanno arrivando offerte di altri privati, anche se non ancora formalizzate”, garantisce il ministro, che chiede però “rispetto”, di fronte a retroscena e rumors che non aiutano: “Sono ore decisive, ce la possiamo fare, basta solo rispettare questo momento delicato”.

In lungo post su Facebook Di Maio scrive: “Non nego che siano ore importanti per questa azienda e ce la metteremo tutta per rilanciarla. Spero di essere l’ultimo ministro che se ne occupa. Voglio semplicemente dire due cose ai passeggeri, ai dipendenti e agli italiani: la prima è che il nostro obiettivo è un giusto rilancio, non un semplice salvataggio. Stiamo creando tutti i presupposti affinché questa operazione possa finalmente invertire la rotta societaria e “aggiustare” i disastri che sono stati creati con decenni di scelte politiche folli e di accozzaglie che hanno spolpato la nostra compagnia di bandiera”.

I presupposti, aggiunge il ministro, li sanno tutti: “Una presenza massiccia dello Stato nella newco come garanzia affinché il piano industriale sia coerente e competitivo, con la partecipazione diretta del ministero dell’Economia e delle Finanze e di Ferrovie dello Stato nella compagine societaria. Grazie alla adesione al progetto di Delta Airlines potremo creare quindi un vettore dei trasporti gomma/rotaia/aereo che sarebbe un unicum ed un’eccellenza a livello internazionale”. 

“Non ho incontrato nessuno per parlare dei dossier”

Per completare questa operazione, che, sottolinea Di Maio, “resta di mercato, stanno arrivando le offerte di altri privati, che andranno a comporre il 100% della società. Tutte offerte – tra cui quelle di alcuni concessionari autostradali – di cui apprendiamo per ora solo a mezzo stampa e che non sono state ancora formalizzate. Il gran vociare che si sta facendo è proprio su questo ultimo aspetto e tengo a precisare che non ho incontrato nessuno per parlare del dossier, né pregato nessuno a riguardo”. Di Maio smentisce così definitivamente le indiscrezioni circolate venerdì di un suo incontro con il Gruppo Toto per un’eventuale discesa in campo.

L’opposizione scende in campo e accusa il governo. Fonti del Pd attaccano: “Di Maio sostiene che passa spesso il proprio tempo sui voli Alitalia, tra le nuvole. Peccato che non abbia avuto ancora occasione di presentare un Piano industriale di rilancio della compagnia. L’ultima cosa che serve ad Alitalia è una riedizione dei ‘capitani coraggiosi’ in salsa gialloverde”. Mariastella Gelmini, presidente dei deputati di Forza Italia, parla di “volo cieco” e afferma: “La vicenda Alitalia rischia di diventare l’ennesimo simbolo dell’incapacità di questo governo di chiudere qualsivoglia dossier nelle sue mani”.

L’ipotesi Toto

Diverse testate, a partire da Repubblica, avevano individuato il possibile partner nell’ex patron di Air One il quale, secondo le indiscrezioni, potrebbe arrivare al 30% del capitale, coprendo il vuoto lasciato dal clamoroso ritiro di EasyJet

Secondo il quotidiano romano, il primo contatto concreto c’era stato a fine marzo, durante il viaggio di Luigi Di Maio a New York e Washington. “Da quel momento”, scrive, “il dialogo è andato sempre più avanti. E ora è a un passo dalla formalizzazione dell’intesa. Il socio italiano in grado di chiudere il cerchio di Alitalia è Riccardo Toto. Proprio uno degli esponenti della holding che in passato si era impegnato con alterni risultati nel settore dell’aerotrasporto”.

Il problema starebbe nelle tempistiche troppo strette. Toto, o chi per lui, dovrebbe formalizzare un’offerta entro martedì. Appare quindi probabile (e in questo senso andrebbero lette le smentite da più parti giunte ieri, come scrive il Sole 24 Ore, un rinvio del termine per presentare le offerte. Anche perché un partner solo in più potrebbe non essere sufficiente, giacché le adesioni per la ‘nuova Alitalia’ sono al momento ferme al 60% (30% Fs, 15% il ministero delle Finanze e 15% l’americana Delta Airlines).

Si è fatto spesso in questi giorni il nome di Atlantia, in alternativa o in partnership con lo stesso Toto a seconda dei rumor. Non sarebbe però una strada semplice da percorrere: sono ancora fresche le tensioni tra il governo e la holding dei Benetton che controlla Autostrade in seguito alla vicenda del Ponte Morandi. Come ultima spiaggia, infine, il nome è sempre quello: Lufthansa, ipotesi che sarebbe vista con favore soprattutto dalla Lega

Agi