Perché Musk ha dichiarato guerra ai media (e quali potrebbero essere le conseguenze)

Elon Musk ha annunciato su Twitter di voler lanciare un sito per votare pubblicamente la credibilità di giornalisti e testate giornalistiche. Ha detto di volerlo chiamare Pravda, “Verità”, mutuando il nome dall’organo di stampa ufficiale della propaganda sovietica ai tempi dell’Urss. Potrebbe sembrare uno scherzo, l’ennesima provocazione del miliardario americano, ma presto il fondatore di Tesla fa capire che dietro c’è un’irritazione reale verso i media.

L’idea è stata lanciata e sostenuta in una serie di tweet nelle ultime 48 ore, dove Musk ha cominciato col criticare i giornali che raccontano notizie negative su Tesla, di cui è amministratore delegato, accusandoli di essere al soldo dei giganti del petrolio e dell’automotive che fanno pubblicità sui giornali e schiavi dei click per generare utili.

“È tempo di dirlo. Ogni volta si criticano i media, i media ti accusano di essere come Trump. Perché credete sia stato eletto? Perché nessuno crede più in voi. Avete perso la vostra credibilità molto tempo fa”, ha scritto il miliardario americano che poi risponde ad una serie di tweet dando, messaggio dopo messaggio, forma alla sua idea e cercando sostegno popolare. La piattaforma vorrebbe chiamarla Pravda, scrive, e “anche se ad alcuni non importa dei punteggi, interesseranno ai giornalisti e agli editori. È questa (la credibilità, ndr) che li definisce”.

 

In cerca di consenso popolare dopo l'attacco ai media, già ampiamente suffragato da decine di migliaia di condivisioni, Musk lancia un sondaggio tra i propri follower sulla necessità o meno di creare questa piattaforma: le risposte che decide come alternativa sono: “Si, sarebbe una cosa buona”, oppure “No, i media sono fantastici”. Risultato? 681.097 voti in cui la prima risposta, quella che vorrebbe l’istituzione della Pravda, raccoglie l’88% dei voti. Una percentuale bulgara, in consono stile sovietico.

Poi si rivolge direttamente ai giornali, sfidandoli: “Se lavorate nei media e non volete che esista la mia Pravda, scrivete un articolo per dire ai vostri lettori di votare contro”. Ovviamente questo non fa che aumentare il numero di favorevoli alla Pravda compiacendo Musk che gioisce sul social poco dopo:

"Coraggio media, potete farcela! Convincete le persone a votare per voi. In fin dei conti siete i media!"

 

Non è la prima volta che Musk litiga con i giornalisti su Twitter. Quando lo scorso 2 aprile il sito di informazione sull’economia digitale, The Information, considerato tra i più autorevoli del settore, pubblica un articolo in cui si rivela che il numero uno di Tesla ha rimpiazzato il capo della produzione dei modelli Tesla prendendone il posto, attacca pubblicamente l’autore dello scoop, senza smentire la veridicità della notizia.

E quando il cronista della testata gli chiede un’intervista per chiarire la faccenda replica di non avere tempo, “sono impegnato a costruire automobili”. Anche nell’ultima serie di tweet, poco prima di lanciare il sondaggio, si scontra con un cronista di Slate, altro sito americano accusato di scrivere notizie negative su Tesla, che gli ricorda come Tesla abbia avuto un’ottima copertura mediatica per molti anni e che le notizie critiche di questi mesi sulla capacità di rispettare gli ordini dei modelli è dovuto ad un problema reale della casa automobilistica.

Difficile capire se Musk andrà fino in fondo alla sua idea, ma l’ipotesi di creare un portale pubblico dove votare il lavoro dei giornalisti e delle testate, applicando quindi ai media la stessa logica di voto delle piattaforme digitali come Tripadvisor o Deliveroo, non sarebbe senza conseguenze per la libertà delle testate e dei giornalisti, che potrebbero trovarsi sotto la spada di Damocle del voto popolare sul 'gradimento' dei loro contenuti, o sulla loro aderenza o meno alla verità dei fatti. Ma al di là delle questioni etiche, e deontologiche, e al di là delle provocazioni sui social, Musk ha la forza, e al momento il consenso, per poterlo fare. 

Agi News