Morning Bell: Borse asiatiche negative dopo il giovedì nero di Wall Street 

AGI –  I mercati affondano per il crescente timore di una stagflazione in arrivo. Il rally innescato mercoledì dalla Fed si è dimostrato di breve durata e sui mercati tutti gli indicatori, dalle Borse ai rendimenti obbligazionari, al dollaro stanno girando in negativo, per il timore che la Federal Reserve e alcune altre grandi banche centrali debbano aumentare i tassi di interesse in modo più aggressivo del previsto per combattere una persistente alta inflazione, spingendo potenzialmente le economie in recessione.

In Asia i listini riaprono e Tokyo avanza leggermente, mentre le Borse cinesi vanno a picco, sulla scia del tonfo di ieri a Wall Stret, che ha registrato la sua peggiore sessione dell’anno, con il Nasdaq che è sprofondato del 4,99% mettendo a segno la sua terza maggiore perdita di sempre. Allarme rosso anche per quanto riguarda i rendimenti dei T-Bond a 10 anni che avanzano di oltre il 3%, dopo essersi impennati ieri al 3,1%, il top dal novembre 2018.

Anche il treasury a 2 anni sale ma con minor forza, attestandosi al 2,73%, mentre la curva dei rendimenti tra il 2 e il 10 anni s’irrigidisce, il che non è un bene, visto che per i mercati l’intensificarsi del rialzo del decennale, dopo un’inversione, che c’è stata non molto tempo fa, rappresenta un pericoloso segnale di recessione in arrivo. E il tasso del Treasury a 30 anni ieri ha toccato il 3,2%, il top dal marzo 2019. 

Anche dal mercato valutario arrivano cattive notizie: il dollaro è salito overnight al top da 20 anni su un paniere di altre valute, sta facendo ruzzolare lo yuan ai minimi da 18 mesi a quota 6,7338, mentre ieri ha brevemente riportato l’euro sotto quota 1,05 dollari, salendo del 2,2% ai massimi da quasi due anni contro la sterlina. Intanto oggi crollano Hong Kong e Shanghai, mentre Tokyo è in controtendenza e avanza di oltre mezzo punto percentuale.

A Wall Street i future sono in lieve perdita dopo che ieri il Dow Jones ha lasciato sul terreno il 3,12% e lo S&P 500 il 3,44%, mentre i megacap tecnologici sono crollati, con Alphabet a -4,71%, Apple a -5,57%, Microsoft a -4,36%, Meta a -6,77%, Tesla a -8,33% e Amazon a -7,56%.  

Gli investitori non stanno guardando ai fondamentali, in questo momento, è più un problema di sentiment“, ha commentato Megan Horneman, chief investment officer di Verdence Capital Advisors. In leggero calo i future sull’EuroStoxx 50 dopo che ieri le Borse europee hanno chiuso contrastate: Parigi a -0,43%, Francoforte a -0,5%, Milano a -0,57% e in controtendenza Londra, che è salita dello 0,17%, dopo il previsto aumento dei tassi di 25 punti base all’1% da parte della Banca d’Inghilterra.

A un soffio dai 200 punti il differenziale tra Btp italiani e Bund, mentre il rendimento annuo dei titoli italiani è salito al 3,036% e quello sul Bund è tornato sopra l’1%. Il petrolio resta in rialzo, dopo essere salito a New York e dopo il balzo di oltre il 5% di mercoledì.

Attualmente il Wti è oltre 108 dollari e il Brent sopra 111 dollari, poiché gli investitori hanno valutato imminente l’embargo Ue sul petrolio russo, che tuttavia ancora non è stato deciso, e hanno preso atto della volontà dell’Opec+ di non voler intervenire sui mercati, dopo aver varato ieri solo dei modesti aumenti della produzione mensile. 

ggi c’è attesa per I dati sull’occupazione Usa ad aprile, mentre a Tokyo l’inflazione sale all’1,9% al top da sette anni, riportandosi vicino al target del 2% della Boj. Oggi escono anche i dati sulla produzione industriale ad aprile in Germania e Spagna e sono previsti gli interventi dei due governatori della Fed, Christopher Waller e James Bullard e del capo economista della Boe, Huw Pill, dopo che ieri il suo collega della Bce, Philip Lane ha preparato il terreno per un rialzo dei tassi di interesse europei a luglio, che poi è quello che i ‘falchi’ sostengono da mesi, dicendo di aspettarsi “un altro anno di un’inflazione sopra le attese” e che “è improbabile che l’economia si stabilizzi rapidamente”. 

Attesa per i dati sul mercato del lavoro negli Usa  

Oggi saranno diffusi i dati sul mercato del lavoro Usa. La previsione è che gli occupati americani salgano ad aprile intorno alle 400.000 unità, come a marzo. L’indice di disoccupazione dovrebbe restare fermo al 3,6% e i salari salire del 5,6%, meno dell’inflazione ma comunque in modo consistente. Ieri i sussidi settimanali di disoccupazione Usa sono saliti salite di 19.000 unità a quota 200.000, peggio delle attese degli analisti, che scommettevano su 180.000 unità.

In Giappone l’inflazione ha raggiunto il valore massimo in 7 anni 

L’indice core dei prezzi al consumo di Tokyo è aumentato ad aprile dell’1,9% annuo, il top da sette anni a questa parte.  Il tasso di inflazione continua ad accelerare in Giappone, toccando i massimi da 26 mesi per effetto dell’aumento dei costi di energia e delle materie prime. A marzo l’indice core dei prezzi al consumo è aumentato dello 0,8%.

Il dato è distorto però dall’introduzione di nuove tariffe a basso costo da parte degli operatori nazionali di telefonia mobile: se si esclude questa voce, l’inflazione al consumo è stata invece del 2,2%, al di sopra del target del 2% della Banca del Giappone. In particolare, a marzo il prezzo dell’energia elettrica è aumentato del 21,6% e quello dell’olio alimentare del 34,7%.

L’inflazione nipponica potrebbe accelerare ulteriormente ad aprile e nei prossimi mesi, quando i dati non rifletteranno più l’abbassamento delle tariffe di telefonia mobile e per effetto della prosecuzione del conflitto in Ucraina e dell’indebolimento dello yen. 

La Bank of England rialza i tassi ma vede rischi “recessione”   

La BoE ha alzato il tasso di riferimento di 25 punti base alla riunione di ieri, portandolo all’1%. È il quarto aumento del costo del denaro in altrettante riunioni. Tuttavia la Boe ha segnalato che è probabile che si muoverà con cautela nei prossimi mesi in un contesto di crescenti preoccupazioni per una possibile recessione. La decisione non è stata unanime, con 3 dei 9 membri del comitato di politica monetaria che avrebbero preferito una stretta di 50 punti base, come quella della Fed di mercoledì scorso.

La “maggior parte” dei membri del board, si legge nel comunicato della BoE, ritiene che “ulteriori rialzi dei tassi potrebbero essere appropriati nei prossimi mesi”. Anche la decisione sulla guidance non è stata unanime, con due membri del board che hanno dissentito da questa formulazione, ritenendo più probabile che i tassi restino all’1% attuale. “L’elevata incertezza sull’outlook ha portato a divisioni nel board”, ha spiegato in conferenza stampa il governatore Andrew Bailey, aggiungendo che al momento la politica monetaria “è su un sentiero stretto, tra rischi di inflazione e prospettive più deboli per un calo del reddito reale”.

Uno dei motivi della cautela della BoE è che ci sono già segnali di un rallentamento della spesa dei consumatori con quote sempre maggiori del reddito delle famiglie che vengono assorbite dai costi energetici. I consumatori del Regno Unito sono infatti stati colpiti il mese scorso con un aumento del 54% dei prezzi dell’energia domestica.

La BoE ha affermato che si aspetta che le bollette energetiche aumenteranno di un ulteriore 40% quando il tetto dei prezzi verrà nuovamente rivisto a ottobre. Per questo, prevede che il tasso di inflazione annuo raggiungerà il picco con una media del 10% negli ultimi tre mesi dell’anno, sui massimi dal 1982. 

L’Opec concorda un modesto aumento della produzione  

I paesi produttori di petrolio Opec+ hanno concordato un ulteriore aumento in misura modesta della loro produzione di oro nero, mentre si intensificano le preoccupazioni per la domanda derivanti dalle restrizioni anti-Covid della Cina. Gli esponenti dei tredici paesi membri dell’Organizzazione e i loro dieci partner (Opec+), compresa la Russia, hanno convenuto “di adeguare al rialzo la produzione mensile totale di 432.000 barili al giorno per il mese di giugno”.


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