Google ha superato Facebook come fonte di traffico per i media

Gli editori hanno un nuovo (vecchio) alleato: Google. Il motore di ricerca, che da sempre rappresenta la principale fonte di traffico “esterna” da pc, ha superato Facebook anche su mobile. Lo conferma una ricerca di Chartbeat. Nella prima settimana di febbraio, Google ha contribuito con oltre un miliardo di pagine viste (il 40% in più rispetto a un anno fa); Facebook si è fermato a 740 milioni (il 20% in meno).

Il sorpasso si è consumato lo scorso agosto. Se poi si includono anche i pc, il divario si allarga. Perché il motore di ricerca aggiunge 530 milioni di pagine mentre il social network (fruito molto da smartphone e meno da postazioni fisse) solo 70 milioni.

Google, mano tesa agli editori

Facebook e Google hanno fatto due scelte differenti. Mark Zuckerberg ha deciso di penalizzare le pagine (e quindi anche gli editori) per favorire quelle che ha definito “interazioni autentiche” (cioè con le persone). Le modifiche all'algoritmo vanno in questa direzione e hanno avuto come effetto un calo dei clic che dalla bacheca portano agli articoli. Anche se i cambiamenti sono stati annunciati a gennaio (e dovrebbero avere crescente impatto in futuro), già nel corso del 2017 i siti hanno registrato un calo della “portata organica” (cioè del traffico che arriva da Facebook senza pagare). Google, invece, sta spingendo nella direzione opposta.

Il successo delle Amp

Buona parte della crescita si deve alle “Amp”: è un nuovo formato (open source ma utilizzato soprattutto da Big G) che permette di caricare gli articoli in modo più rapido su mobile (Amp sta per “accelerated mobile pages”), senza obbligare gli utenti a saltare da un sito all'altro. Risultato: più traffico e più pubblicità, tanto che gli editori stanno accorrendo. Il 14 febbraio, Google ha annunciato che sono 31 milioni quelli che già hanno adottato le Amp (il 25% in più rispetto a ottobre).

Le “pagine accelerate” funzionano a tal punto che Big G ha deciso di utilizzarle anche nelle neonate Stories: un nuovo formato, simile alle Storie di Snapchat, che potrà essere utilizzato dalle testate e comparire nei risultati di ricerca. Mountain View punta quindi con forza a occupare quello spazio che Facebook sta lasciando vacante.

Il confronto con Twitter

Zuckerberg punta ad allontanare lo spettro delle fake news e a rinsaldare la comunità per venderla a prezzi più cari (anche perché, se un editore vuole emergere, dovrà pagare). Ma per ora il social network deve fare i conti con la quantità. Sta perdendo terreno rispetto a Google e anche Twitter sta rimontando, per quanto resti lontano: secondo una ricerca di SocialFlow riportata da BuzzFeed, a ottobre arrivavano da Facebook 4,7 lettori per ogni visitatore proveniente da Twitter. A gennaio il rapporto è sceso a 2,5 contro uno.

Da una parte c'entra l'algoritmo; dall'altra il crescente coinvolgimento degli utenti emerso nell'ultima trimestrale. E così in tre mesi i clic medi su ogni post Facebook degli editori sono calati da 470 a 400. Mentre quelli per ogni tweet sono passati da 100 a 160.

 

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