Così il fruttosio sostituirà il petrolio nella plastica del (prossimo) futuro

La plastica del futuro arriva dal Wisconsin, lo Stato americano ricco di foreste, laghi, terreni agricoli e fattorie. Una soluzione naturale, ricavata da zucchero e pannocchie di mais, che promette di sostituire il petrolio come materia prima. Ma la novità è soprattutto economica: produrla in grandi quantità, come riporta la rivista Science, costerebbe poco più del metodo tradizionale, circa il 3% in più. Ecco perché.

Come funziona la nuova plastica?

Per capire come poter sostituire la plastica è meglio fare un passo indietro e spiegare come nasce quella di oggi, che ufficialmente si chiama PET (polietilene tereftalato). L’origine è proprio il petrolio grezzo che, attraverso il cosiddetto cracking, viene sottoposto a una sorta di scissione delle proprie catene petrolifere fino ad arrivare a molecole con un doppio legame carbone/carbone, la base delle plastiche definite polimeri.

Le bioplastiche funzionano in maniera differente: niente petrolio, e il polimero in questo caso è fatto di glicole etilenico e un composto chiamato acido furandicarbossilico (FDCA) ricavato dalle biomasse.

Ricapitolando: l’FDCA è un prodotto ottenuto da materiale organico e non da petrolio, ed è la base per produrre l’alternativa al PET, chiamata PEF (polietilene furandicarbossilato).

Far quadrare i conti

Il nocciolo della ricerca sta nel ricavare l’FDCA in maniera economica, un obiettivo finora mai raggiunto. I ricercatori del Wisconsin sono invece riusciti a individuare una sostanza chiamata y-valerolactone(GVL) in grado di risolvere il problema. Si tratta di un liquido trasparente derivato dalle pannocchie che, grazie anche a un catalizzatore di acido organico, riesce a trasformare il fruttosio – cioè lo zucchero di frutta e verdura – in un precursore dell’FDCA.

Ecco dunque spiegata la ragione dell’abbattimento dei costi: i ricercatori hanno calcolato che, grazie alle economie di scale – cioè aumentando la produzione – l’FDCA verrebbe a costare 1495 dollari per tonnellata, appena 45 in più del metodo che oggi porta al PET.

“Un processo molto più green”

Secondo Ali Hussain Motagamwala, uno degli autori della ricerca, il nuovo meccanismo per ricavare bioplastica “è molto più green di quello normale”. In primo luogo elimina combustibili fossili dalla produzione, sostituendoli con materiali rinnovabili. Dal punto di vista dell’FDCA, poi, non richiede costosi reattori per attivare la trasformazione del fruttosio. 

Agi News