Conto corrente cointestato: come funziona. Una guida di facile.it

Per esigenze di varia natura, molto spesso capita di trovarsi di fronte alla necessità di cointestare un conto corrente, che solitamente prevede invece la presenza di un solo titolare, il quale dispone dello stesso dall’apertura fino alla sua chiusura. Questa decisione viene presa con frequenza soprattutto da coppie e famiglie, che sentono ad un certo punto il bisogno di trovare un metodo alternativo al tradizionale conto corrente per gestire i propri risparmi in modo congiunto: da qui, la scelta di aprire un conto bancario cointestato, che consente ai titolari di depositare il proprio denaro nello stesso conto, risparmiando notevolmente su spese di apertura e di gestione che vengono pagate una volta soltanto.

La cointestazione permette a tutti i titolari del conto di accedere alle somme versate e di disporne secondo il proprio giudizio ma, sulla base del tipo di conto corrente che si decide di aprire, esistono delle limitazioni sulla libertà di movimentazione di cui è bene tener conto. Come viene dettagliatamente illustrato nella guida sul conto corrente cointestato di Facile.it, al momento dell’apertura è necessario che i futuri titolari decidano quale tipologia di conto meglio si adatti alle proprie esigenze, familiari o di società: una volta presa coscienza di questo, si potrà scegliere tra la cointestazione congiunta o disgiunta.

Due forme di cointestazione

Tra le due forme di cointestazione, il conto bancario con firma disgiunta garantisce ai due intestatari di godere di maggiore autonomia: ogni titolare del conto può disporre del denaro depositato in maniera indipendente, prendendo le proprie decisioni liberamente, senza dover rendere conto dei singoli spostamenti delle somme versate agli altri titolari e senza dover ottenere la loro autorizzazione per i vari movimenti. Dall’altro lato, invece, il conto bancario con firma congiunta non solo permette a tutti i titolari del conto di accedere al denaro presente sullo stesso ma ciò che è di fondamentale importanza è che permette agli intestatari di mettere in atto un sistema di controfirma. In questa casistica, tutte le varie movimentazioni devono infatti essere autorizzate dalla totalità dei titolari del conto cointestato: per avvallare l’operazione, deve quindi esserci l’approvazione di tutti coloro che hanno posto la propria firma al momento dell’apertura del conto.

Se i vantaggi di un conto corrente cointestato sono indubbiamente molti, è chiaro che la cotitolarità di tale conto dà spazio ad un’ambiguità che, in certe situazioni, potrebbe portare a svariate problematiche. Tra le evenienze causa di criticità, una su tutte è quella legata a situazioni debitorie pendenti, in particolare al pignoramento presso terzi. Infatti, quando l’espropriazione riguarda crediti che il debitore ha verso istituti bancari (come nel caso dei conti correnti), è solitamente possibile procedere con il pignoramento delle somme che il titolare ha depositato presso il proprio istituto bancario di riferimento. Ovviamente, salta immediatamente all’occhio quanto la situazione diventi decisamente più complicata nel caso si tratti di conti correnti cointestati: a questo punto, nasce il problema di individuare il limite della quota su cui va ad incidere il pignoramento.

I conti dell'Agenzia delle Entrate

Se inizialmente la posizione dei titolari e delle loro relative quote presenti sul conto venivano ripartite in egual misura, successivi aggiornamenti hanno sottolineato quanto questa decisione portasse alla completa confusione del patrimonio dei cointestatari. Come viene esaustivamente spiegato nella sezione dedicata al diritto bancario di diritto.it, infatti, il Collegio di Coordinamento dell’Arbitro Bancario finanziario ha affermato che in ogni caso il pignoramento di conto corrente poteva riguardare solamente la quota relativa al debitore, rimettendo direttamente al giudice la decisione di risolvere i problemi relativi alle quote di spettanza degli altri titolari.

Data la poca chiarezza di certe situazioni relativamente al patrimonio depositato sui conti correnti cointestati e vista la semplicità con cui è possibile generare confusione sull’argomento, in tempi recenti tali conti bancari sono stati spesso soggetto di controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate. Con la sentenza numero 9362 dell’8 maggio 2015, infatti, la Cassazione ha sancito il diritto dell’Agenzia delle Entrate di fare controlli sui conti correnti dei famigliari dei soggetti a rischio di evasione: sono, infatti, proprio questi strumenti di denaro, il modo in cui molti cercano di farsi beffa del Fisco, utilizzando i conti correnti cointestati in modo improprio.

Agi News