Economia

“Abbiamo dettato le linea in Europa e accompagniamo il cambiamento”

AGI – Il rinvio del regolamento europeo che prevede lo stop alle auto a benzina e diesel dal 2035 è “merito del governo che ha assunto una posizione ferma”. Lo afferma il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, in un’intervista a ‘La Stampa’, avvertendo però che “è fondamentale che il settore non resti indietro“. L’Italia ha fatto da battistrada del ripensamento in corso a Bruxelles e “finalmente – sottolinea Pichetto Fratin – la Germania si è posta il problema, ma se il nostro Paese non avesse aperto questo fronte, diventandone il capofila europeo, forse non saremmo arrivati a un rinvio”.

Secondo il ministro, l’Italia deve difendersi perché “sono a rischio almeno 70 mila posti di lavoro. Adesso bisogna cambiare tempistiche e obiettivi. È inaccettabile una data che blocchi i motori benzina e diesel. I tempi li vogliamo stabilire noi dialogando con i produttori”.

Alla domanda se il cambiamento di rotta è merito della Lega come dice Matteo Salvini, Pichetto Fratin risponde: “Io sto portando avanti questa battaglia da tempo, prima come viceministro allo Sviluppo economico e ancor di più oggi come titolare dell’Ambiente e della Sicurezza energetica.

La perseveranza del governo ha portato a un’importante vittoria politica dell’Italia. Un successo che naturalmente ogni partito della maggioranza può legittimamente rivendicare”. Ora, per Pichetto Fratin “la questione non è quanti anni chiediamo, ma di accompagnare il cambiamento con gradualità. Non è accettabile una data con il blocco ai motori endotermici, anche perché siamo convinti che oltre all’elettrico ci siano altrettante opportunità con tutta una serie di carburanti come i sintetici, l’idrogeno, specie per i mezzi pesanti, il biometano“.

“La questione in campo – spiega – non è il rischio di rimanere indietro ma piuttosto quella di tutelare il nostro sistema produttivo”. Quanto alle infrastrutture e alle colonnine di ricarico, Pichetto Fratin sottolinea di aver firmato il decreto in ambito Pnrr per la realizzazione di 21 mila colonnine di ricarica distribuite sulla rete stradale italiana. Terna sta lavorando alla rete di alimentazione: “Non c’è ritardo – conclude – piuttosto stiamo accompagnando il cambiamento”.


“Abbiamo dettato le linea in Europa e accompagniamo il cambiamento”

L’Inflazione nell’Eurozona in leggero calo a febbraio

AGI – L’inflazione annua dell’Eurozona dovrebbe essere dell’8,5% a febbraio, in leggero calo rispetto all’8,6% di gennaio secondo una stima flash di Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea. Osservando le principali componenti dell’inflazione nell’area dell’euro, i prodotti alimentari, alcolici e tabacco dovrebbero registrare il tasso annuo più elevato a febbraio (15,0%, rispetto al 14,1% di gennaio), seguiti dall’energia (13,7%, rispetto al 18,9% di gennaio), beni industriali non energetici (6,8%, rispetto al 6,7% di gennaio) e servizi (4,8%, rispetto al 4,4% di gennaio).

E il dato che riguarda l’Italia, registrato dall’Istat, conferma un rallentamento dell’inflazione nel mese di febbraio. Secondo le stime preliminari dell’Istat, il mese scorso l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività registra un aumento dello 0,3% su base mensile e del 9,2% su base annua, da +10% nel mese precedente.

Si accentua a febbraio la crescita su base annua della componente di fondo dell’inflazione (+6,4%) e quella del cosiddetto “carrello della spesa”, che risale a +13%, dopo il rallentamento osservato a gennaio.

I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona registrano un’accelerazione in termini tendenziali (da +12% a +13%), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto rimangono pressoché stabili (da +8,9% a +9%). 

L’inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,5% per l’indice generale e a +3,7% per la componente di fondo, secondo le rilevazioni preliminari fornite dall’Istat. 

A febbraio,”si consolida la fase di rapido rallentamento dell’inflazione (scesa a +9,2%). La flessione è frutto dell’attenuazione delle tensioni sui prezzi dei beni energetici, sia della componente regolamentata sia di quella non regolamentata. Tuttavia, si mantengono le spinte al rialzo dei prezzi nel comparto dei beni alimentari, lavorati e non, dei tabacchi e dei servizi, tutti in accelerazione tendenziale”.

Il rallentamento del tasso di inflazione si deve, in primo luogo, all’accentuarsi della flessione su base tendenziale dei prezzi dei beni energetici regolamentati (da -12% a -16,7%) e alla decelerazione di quelli degli energetici non regolamentati (da +59,3% a +40,8%), i cui effetti sono stati solo in parte compensati dall’accelerazione dei prezzi degli alimentari sia lavorati (da +14,9% a +16,2%) sia non lavorati (da +8% a +8,4%), di quelli dei tabacchi (da una variazione tendenziale nulla a +1,8%), dei prezzi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +5,5% a +6,1%) e dei servizi relativi ai trasporti (da +5,9% a +6,3%).

L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +6% del mese precedente a +6,4%, quella al netto dei soli beni energetici da +6,2% a +6,5%.

Si attenua la crescita su base annua dei prezzi dei beni (da +14,1% a +12,5%), mentre al contrario si accentua quella relativa ai servizi (da +4,2% a +4,4%), portando il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni a -8,1 punti percentuali, da -9,9 di gennaio.

L’aumento congiunturale dell’indice generale si deve prevalentemente ai prezzi degli alimentari non lavorati (+2,2%), dei tabacchi (+1,9%), degli alimentari lavorati (+1,5%), dei beni durevoli e non durevoli (+0,8% e +0,6% rispettivamente), dei servizi relativi ai trasporti (+0,7%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona e dei servizi relativi all’abitazione (+0,5% per entrambi); un effetto di contenimento deriva invece dal calo dei prezzi degli Energetici, sia regolamentati (-5,2%) sia non regolamentati (-4,2%).

In base alle stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo aumenta dello 0,2% su base mensile e del 9,9% su base annua (in rallentamento da +10,7% di gennaio).


L’Inflazione nell’Eurozona in leggero calo a febbraio

“Il problema non è TikTok, ci vogliono regole certe”

AGI – Che le app possano causare dei rischi per la sicurezza informatica “è cosa ormai certa ma occorre fare dei distinguo”. Il presidente della Federazione Lavoratori Pubblici Marco Carlomagno ritiene che non sia sufficiente “limitarsi a proibire” l’utilizzo di TikTok sui cellulari e dopo l’intenzione espressa dal ministro della Pa Paolo Zangrillo di vietare TikTok ai dipendenti pubblici, invita l’esecutivo a “spiegare come fare per evitare i pericoli di furto dei dati“.

“Occorre spiegare se questo divieto è limitato agli smartphone, pc e tablet aziendali e in questo caso ritengo che sia giusto e doveroso o se viene esteso anche ai dispositivi personali. In questo caso, credo proprio che sia di difficile razionalizzazione”, spiega all’AGI aggiungendo che l’importante sia “spiegare perché e in che modo il pericolo della vulnerabilità dei dati sia da evitare altrimenti – aggiunge – si corre il rischio di alimentare il fascino del proibito. Così navigare su TikTok ad esempio diventerà ancora più attrattivo”.

 Secondo Carlomagno, la cosa fondamentale è la “protezione dei dati“. E invece “molto spesso, come abbiamo già evidenziato, i dipendenti vengono dotati di dispositivi non ben configurati, e ovviamente se non sono adeguatamente protetti si mette a rischio l’attività di servizio”. Quindi in sostanza, occorre “configurarli bene, e soprattutto informare i dipendenti dei rischi e dei modi per evitare questi pericoli”. Sicuramente, prosegue, “non è solo un problema di Tik Tok ma ci sono molte altre app che possono diventare il cavallo di Troia dei nostri dati sensibili”.

Ma quello che è importante, “è informare adeguatamente chi utilizza dispositivi aziendali di tali rischi, ma anche informare tutta la popolazione dei reali pericoli”. 

 


“Il problema non è TikTok, ci vogliono regole certe”

Acqua a bordo, pc nel trolley, Fiumicino toglie le restrizioni

AGI – Le ruote dei trolley scorrono velocissime all’aeroporto di Fiumicino. Cortissime e veloci le file, nessun passeggero si ferma ai nastri per sfilare il pc dal bagaglio, nessuno fa una pausa vicino al cestino ingurgitando più acqua possibile prima di gettare la bottiglietta. Nello scalo romano si viaggia – carichi e liberi – come prima dell’11 settembre, ma con altissimi standard di sicurezza.

Come è possibile? Nel principale e più affollato aeroporto italiano la rivoluzione è stata innescata dall’arrivo di sofisticate apparecchiature di ultima generazione che eseguono una specie di tac al bagaglio a mano. In particolare, l’Eds C3 – Explosive Detection System standard della Smiths Detection – questo il nome del macchinario – utilizza uno scanner a raggi X per tomografia computerizzata che produce un’immagine 3D del contenuto dei trolley, escludendo in modo rapido e sicuro l’eventuale presenza di esplosivi. Fonti aeroportuali garantiscono che si tratta dello standard di security più elevato per il controllo del bagaglio a mano, e ciò consentirà di aumentare il livello di sicurezza e migliorare ulteriormente l’esperienza del passeggero. In pratica i passeggeri potranno portare nel bagaglio a mano liquidi anche superiori ai 100 ml, oltre che computer, tablet e telefonini senza necessità di estrarli e separarli dalla valigia.

L’apparecchiatura per ora è in uso solo al Terminal 1, dove da fine marzo per tutta l’estate dovrebbero transitare circa 40mila passeggeri al giorno. Tuttavia nei prossimi mesi l’Eds C3 dovrebbe essere attivo anche al Terminal 3.

Ad agosto scorso Stefano Scardigli, Senior Key Account di Smiths Detection, ha annunciato: “Siamo lieti di fornire all’Aeroporto Internazionale Leonardo da Vinci di Roma 30 scanner HI-SCAN 6040 CTiX. Utilizzando immagini 3D, i nostri scanner offrono uno screening avanzato dei bagagli a mano, aumentando la sicurezza e migliorando l’efficienza operativa. La possibilità di lasciare elettronica e liquidi nel bagaglio a mano contribuirà ad accelerare il processo di screening, soprattutto alla luce delle ben documentate pressioni sul personale negli aeroporti di tutto il mondo”.

Dove è utilizzato

Il primo scalo italiano a dotarsi di questa tecnologia che snellisce controlli di sicurezza è stato Milano Linate, alla fine del 2020. Poi l’Eds C3 è ‘atterrato’ a Fiumicino e a breve verrà installato anche a Malpensa.

In Europa l’aeroporto di Amsterdam Schiphol si è dotato della tac per i bagagli nel 2021. Entro il 2024 tutti gli scali del Regno Unito dovranno munirsi di questi scanner di ultima generazione, mentre l’aeroporto di Monaco di Baviera è già al lavoro per l’installazione.


Acqua a bordo, pc nel trolley, Fiumicino toglie le restrizioni

L’airbag nei jeans per andare sicuri in moto

AGI – Il marchio svedese Mo’cycle ha creato un paio di jeans che si gonfiano in pochi secondi per proteggere la parte inferiore del corpo dei motociclisti in caso d’incidente. Gli “Airbag Jeans” sono dotati di una cartuccia di CO2 sostituibile che rilascia il gas quando il motociclista inizia a cadere dal mezzo. “I jeans sono comodi come qualsiasi altro pantalone e sono realizzati con tessuto idrorepellente, traspirante e resistente all’abrasione”, afferma Mo’cycle sul suo sito web. “Il tessuto è estremamente resistente all’abrasione, ma ha l’aspetto e la sensazione di un normale denim. Prima dell’attivazione, l’airbag è completamente invisibile”. 

I jeans Airbag sono progettati per essere attivati nel momento in cui il guidatore perde il controllo. I jeans sono collegati da un laccio al mezzo; non appena il guidatore inizia a volare giù dal sedile a causa di qualsiasi tipo d’impatto o incidente, il laccio si stacca dai jeans, proprio come si stacca una spina da una presa. Il distacco del laccio innesca il rilascio di un pistone caricato a molla che perfora la cartuccia di CO2, rilasciando il gas e gonfiando l’airbag, il tutto prima che il pilota abbia toccato terra.

Dopo l’attivazione, l’airbag alla fine si sgonfia in modo che il sistema possa essere ricaricato con un’altra cartuccia di CO2 e riutilizzato per la corsa successiva. L’airbag necessita di una forza di circa 40 chilogrammi per essere attivato, quindi non si aprirà a meno che il pilota non cada dalla moto. Inoltre, la motocicletta non ha bisogno di alcun adattamento speciale per fissare la cinghia. Oltre all’airbag, i jeans sono blindati con imbottiture sulle ginocchia per dare una protezione extra alle rotule. I produttori affermano di aver testato i jeans a velocità fino a 70 chilometri all’ora, con solo una minima abrasione del tessuto.


L’airbag nei jeans per andare sicuri in moto

Con il Superbonus riqualificato il 3,1% delle abitazioni

AGI – Cala il sipario sulle cessioni dei crediti, sugli sconti in fattura e il bilancio sul Superbonus è in chiaro-scuro. A fronte di 372.303 asseverazioni depositate entro il 31 gennaio scorso, lo Stato, con il cosiddetto 110 per cento, dovrà farsi carico di una spesa di 71,7 miliardi di euro. Lo rileva l’Ufficio studi della Cgia che ha ipotizzato che, fino a ora, questa misura abbia interessato solo il 3,1 per cento del totale degli immobili a uso abitativo, ricordando che in Italia sono presenti quasi 12,2 milioni di edifici residenziali.

In altre parole, avendo dato la possibilità ai proprietari di riqualificare queste unità abitative con la detrazione fiscale del 110 per cento, lo Stato si è addossato un costo pari a 71,7 miliardi di euro per migliorare l’efficienza energetica di una quota ridottissima di edifici presenti nel Paese.

Secondo la Cgia, il Superbonus “non va bocciato perché ha sicuramente contribuito a incentivare la ripresa economica di un settore, come quello dell’edilizia, che nel nostro Paese ha un peso specifico importante”. Tuttavia, osserva l’associazione, “questa misura ha provocato un costo in capo alla fiscalità generale spaventoso e non proporzionale al numero di edifici che sono stati ‘efficientati’. Ora, dopo la cancellazione degli sconti in fattura e delle cessioni del credito, il proprietario di un immobile residenziale potrà beneficiare della detrazione del 90 per cento (e non più del 110), compensando lo sconto solo in sede di dichiarazione dei redditi. È evidente – prosegue – che l’appetibilità dello strumento è destinata a scemare. Tuttavia, la cosa più preoccupante è che con il decreto del governo approvato l’altro ieri non è stata trovata una soluzione per le tante aziende e famiglie che sono in possesso di una massa di crediti fiscali importanti e non più esigibili. Una situazione che nel giro di qualche mese rischia di far fallire molte aziende del settore delle costruzioni”.

Per gli artigiani, “la convinzione di aver speso troppo e di aver ‘drogato’ anche il mercato edilizio è comunque molto elevata”. La Cgia ricorda che “questo meccanismo, che consentiva di detrarre fiscalmente molto più di quanto un proprietario era chiamato a spendere per ristrutturare un edificio, ha innescato una bolla inflattiva preoccupante, alimentata anche dal forte aumento dei prezzi registrato nel 2022 da tutte le materie prime.

A fronte di un boom della domanda che, tra l’altro, per legge doveva essere soddisfatta entro un determinato periodo di tempo, il Superbonus 110 per cento ha contribuito a far schizzare all’insù i prezzi di moltissimi materiali (ferro, acciaio, legno, sabbia, laterizi, bitume, cemento, etc.) e altri per molto tempo sono pressoché scomparsi dal mercato (lana di roccia, polistirene, ponteggi, etc.)”.

A livello regionale, secondo la Cgia, “è il Veneto ad aver registrato il ricorso più numeroso al Superbonus 110 per cento in relazione agli edifici residenziali esistenti. Con 46.447 asseverazioni, l’incidenza percentuale di queste ultime sul numero degli edifici residenziali esistenti è pari al 4,4 per cento, in Toscana scende al 4 per cento e in Lombardia al 3,9. Le regioni meno coinvolte, invece, sono la Calabria, Valle d’Aosta e Liguria (tutte con un’incidenza del 2 per cento), insieme alla Sicilia che chiude la graduatoria con l’1,7 per cento”.

A livello nazionale, infine, “l‘importo medio delle detrazioni a fine lavori previsto è pari a 192.756 euro per edificio residenziale. I picchi massimi li scorgiamo in Campania (247.337 euro), Basilicata (254.090 euro) e Valle d’Aosta (267.698 euro). Chiudono la graduatoria, invece, Friuli Venezia Giulia (152.056 euro), Toscana (151.206) e Veneto (150.906 euro)”. 


Con il Superbonus riqualificato il 3,1% delle abitazioni

Costo del denaro alle stelle, i nuovi mutui sono i più cari dal 2013

AGI – Sotto la spinta della stretta monetaria avviata dalla Bce, continuano a salire i tassi sui nuovi prestiti a gennaio, con il costo dei nuovi mutui che balza al top da novembre 2013. In particolare, segnala il Bollettino mensile dell’Abi, il tasso medio sul totale dei prestiti è risultato pari al 3,51% (3,20% nel mese precedente e 6,18% prima della crisi, a fine 2007), quello sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese si è attestato al 3,70% (3,55% a dicembre; 5,48% a fine 2007) e quello sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni è il 3,53% (3,01% a dicembre, 5,72% a fine 2007).

“Quanto alla dinamica dei finanziamenti per acquisto di abitazioni”, ha sottolineato il vicedirettore generale dell’Abi, Gianfranco Torriero, presentando il rapporto, “non disponiamo di informazioni dirette su quello che può essere l’impatto dei tassi di interesse, che rimangono in un territorio relativamente contenuto: sicuramente a dicembre 2007 i valori erano estremamente più elevati. Il tema rilevante, piuttosto, è che la domanda di abitazioni non è solamente funzionale ai tassi praticati ma soprattutto ai prezzi delle abitazioni e al reddito disponibile. Ci sono un insieme di fattori che incidono direttamente sulla domanda di abitazioni. Per il momento dobbiamo attendere le indicazioni che avremo nel prossimo futuro dall’Agenzia delle Entrate, con i loro monitoraggi abituali, per quanto riguarda soprattutto la compravendita delle abitazioni. Perchè è il sottostante che poi rileva in misura significativa. In questo momento permane una dinamica di finanziamenti alle famiglie che è comunque sicuramente positiva, come confermato dall’ultimo dato disponibile a dicembre 2022 dei prestiti alle famiglie (+3,3% su base annua)”. 


Costo del denaro alle stelle, i nuovi mutui sono i più cari dal 2013

Biden sceglie Lael Brainard per guidare la squadra economica della Casa Bianca

AGI – Sarà presumibilmente Lael Brainard, l’alta funzionaria della Federal Reserve, la prossima guida del team economico della Casa Bianca in qualità di direttore del Consiglio economico nazionale, secondo le ultime indiscrezioni.

A scriverlo è il Washington Post, secondo cui la nomina sarà annunciata dalla Casa Bianca nel corso di questa settimana, congiuntamente a quella di Jared Bernstein, membro del Consiglio dei consulenti economici della Casa Bianca e principale assistente economico di Biden durante l’amministrazione Obama, che sarà presidente del gruppo.

Osserva il quotidiano che la promozione di Brainard e Bernstein “arriva mentre l’amministrazione Biden si prepara a negoziati prevedibilmente piuttosto estenuanti con i repubblicani al Congresso sul limite di indebitamento della nazione” e nel bel mezzo di una accesa battaglia per raffreddare l’inflazione. Per oggi, intanto, si attende il nuovo bollettino sull’andamento dei prezzi.

Sia Brainard sia Bernstein sono stati per settimane considerati i favoriti per questi due incarichi e ora il n. 2 della Banca centrale, Brainard, “sostituirà Brian Deese, il principale consigliere economico della Casa Bianca dall’inizio del mandato di Biden”. Deese dovrebbe dimettersi questa stessa settimana, sempre secondo le indiscrezioni ricevute dal Post.

Brainard è alla Fed dal 2014 e la sua nomina dovrebbe essere acclamata dai liberali che hanno sostenuto la sua posizione dura a Wall Street e la sua sensibile attenzione per l’impatto economico del cambiamento climatico. Brainard è un economista laureato ad Harvard e ha insegnato al Massachusetts Institute of Technology prima di ricoprire ruoli di alto livello in istituzioni economiche federali, tra cui la Fed, il Nec e il Dipartimento del Tesoro.


Biden sceglie Lael Brainard per guidare la squadra economica della Casa Bianca

Ttu coin, moneta virtuale e social spendibile anche al ristorante

AGI – L’idea è semplice e si può riassumere con questa formula: “Un click per poter mangiare”. Ovvero, ottenere un compenso “per il tempo trascorso sulla piattaforma TaTaTu sotto forma di moneta virtuale”.

Cioè, denaro elettronico “spendibile per acquistare prodotti legati al mondo dell’intrattenimento”, come lo possono essere film, serie tv ma oggi anche ristoranti, scrive il Gambero Rosso che spiega trattarsi di un’idea sviluppata in partnership “con la catena di locali giapponesi Basara” e spendibile nelle sedi di Milano, Bologna e Venezia.

La piattaforma social TaTaTu è stata lanciata nel 2020 dall’imprenditore Andrea Iervolino ed è un’applicazione social media e di intrattenimento (una SuperApp) basata sulla “sharing economy del data” che premia gli utenti “per il valore e i contenuti che contribuiscono a generare mentre trascorrono del tempo sulla piattaforma, monetizzando dunque la propria presenza virtuale”.

Insomma, gli utenti “ricevono una piccola ricompensa in TTU Coin per qualsiasi azione sul social” essi compiano, dalla visualizzazione di contenuti alla loro creazione, passando per interazioni, ma anche commenti, like visualizzazioni o condivisioni ricevuti ai propri post, “o ancora invitando amici a iscriversi”, si legge sulla newsletter della rivista gourmet.

E i premi possono essere riscattati sul sito di e-commerce di TaTaTu, facendo offerte alle aste per vincere prodotti ed esperienze esclusive. I contenuti culturali sono originali, in quanto Iervolino è al tempo stesso produttore cinematografico e televisivo.

Tuttavia, secondo il Gambero, “la vera novità è il passaggio dall’online all’offline con la possibilità di usare il proprio credito anche in store fisici per ottenere servizi o prodotti attraverso commercianti affiliati, semplicemente presentando un QR Code alla cassa al momento del conto, che usa i crediti del ‘portafogli’ virtuale dell’utente, come già accade a Londra presso Mercato Metropolitano, dove è già possibile pagare in TTU Coin”.

Da qui, appunto, nasce la partnership tra la piattaforma social e la catena di ristorazione giapponese Basara che consente pertanto “di pagare la propria cena a base di sushi anche con Coin virtuali”.

 


Ttu coin, moneta virtuale e social spendibile anche al ristorante

La montagna resta la regina delle vacanze invernali

AGI – Sono 12 milioni gli italiani che scelgono la montagna nel primo trimestre di quest’anno: 7,5 milioni fanno soggiorni di una settimana o un periodo un po’ più breve, per i restanti 4,5 milioni si tratta invece di escursioni giornaliere. Lo rivela l’Osservatorio Confcommercio-Swg sulle vacanze invernali degli italiani, secondo cui la spesa media è di 540 euro a testa.

Quasi 9 vacanzieri su 10 scelgono le mete nazionali: a fare da padrone è l’arco alpino, in primis le destinazioni del Trentino Alto Adige, seguite da Lombardia e Valle d’Aosta, ma con buone performance anche di Piemonte, Veneto e Friuli.

In montagna ma non solo sci

Non mancano i turisti che raggiungono destinazioni estere: primeggiano le “vette” svizzere, seguite da quelle di Austria e Francia. Secondo lo studio, le motivazioni delle vacanze in montagna sono cambiate dopo la pandemia. Escursioni naturalistiche, degustazioni enogastronomiche, relax in Spa e centri benessere, shopping sono le 4 attività più importanti indicati dagli intervistati: insomma, montagna sì ma “a ritmo lento”, sembrano dire gli italiani, dato che la pratica dello sci e di altri sport invernali viene menzionata dal quinto posto in giù.

Resta comunque alta, per chi sceglie questo tipo esperienza, l’attenzione per lo stato dell’innevamento a destinazione, soprattutto quello naturale: sono 4 su 10 i vacanzieri che dichiarano che, in assenza di neve, preferiscono cambiare i programmi di vacanza, soprattutto, com’è logico, fra gli sciatori.

Le previsioni per Carnevale

Per il periodo di Carnevale, invece – dal 16 al 21 febbraio – si muoveranno certamente 4,4 milioni di italiani – cui se ne aggiungono altri 1,9 ancora indecisi ma propensi a farlo – per una vacanza che, nel 50% dei casi, è fuori regione – se non addirittura all’estero – permanendo a destinazione da 2 a 4 notti per l’80% degli intervistati.

Città d’arte o grandi città – conclude lo studio Confcommercio-Swg – sono le destinazioni preferite in 4 casi su 10. A Carnevale i portafogli sembrano essere un po’ più capienti: si spendono in media 410 euro a testa per una vacanza, per una spesa complessiva di quasi 3 miliardi.


La montagna resta la regina delle vacanze invernali