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Ita ha cominciato a vendere i biglietti aerei, ma i sindacati sono in rivolta

AGI – È scattato l’atteso avvio della vendita dei biglietti aerei da parte di Ita, primo step concreto della nuova compagnia, che inizierà a volare dal 15 ottobre. Per l’acquisto dei biglietti è attivo il sito www.itaspa.com.

Ita ha anche avviato la campagna di raccolta di candidature per le figure professionali da inserire successivamente nelle aree operative di volo e di terra e in quelle di staff. Il processo di raccolta delle candidature avviene online, attraverso l’ausilio di piattaforme digitali innovative, in linea – come già sottolineato in precedenza – con “i valori e la strategia” della compagnia, che punta sulla digitalizzazione dei processi aziendali “per sviluppare un’organizzazione flessibile e snella“.

Ma l’avvio degli incontri tra la nuova compagnia aerea Ita e i sindacati è tutti in salita. Cgil Cisl Uil e Usb parlano di “alcuni fatti politici di enorme rilievo e con ricadute terribili oggi sul personale Alitalia (o meglio ex Alitalia) e a breve, se non verranno fermati, su milioni di lavoratori italiani”. 

“C’è stato un primo confronto con i vertici di Ita, abbiamo acquisito le prime anticipazioni sullo scenario. Per noi diventa urgente salvaguardare i posti di lavoro, le professionalità, le competenze. La nuova società deve restare nel perimetro del Contratto nazionale di lavoro” ha detto Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl, sottolineando la necessità che il governo faccia un “passo in avanti per avviare un confronto”.

Secondo l’Unione sindacale di base (Usb), il punto politico principale “è che una compagnia a capitale completamente pubblico si sganci dal contratto di settore Assoaereo, come fece la Fiat quando uscì da Confindustria, decidendo quindi di avere mano libera su tutto: dalla gestione dei licenziamenti, al nuovo contratto collettivo di lavoro, alle politiche aziendali, senza alcun laccio e lacciuolo che la leghi al rispetto perlomeno di quei diritti e quelle conquiste acquisite negli anni dai lavoratori del settore”.

E insiste: “Così un’azienda pubblica apre la strada al nuovo modello industriale basato sulla macelleria sociale”.  “È evidente – spiega l’Usb – come una tale scelta stia maturando dentro un quadro economico e politico dettato da quella dottrina europea, oggi sdoganata da Draghi, che vuole lo Stato impegnato a favorire unicamente la crescita dei ‘campioni’ industriali e contemporaneamente determinato ad abbandonare quelle aziende non ritenute tali o che sono su mercati appetibili – cioè possibile merce di scambio a livello europeo – che quindi per definizione non hanno titolo a essere sostenute. Il paradosso, ma non lo è poi tanto in questa ottica, è che sia proprio una azienda oggi tutta pubblica a mettere in atto processi che, cosi’ come sono stati annunciati, non possono che portare alla definitiva conclusione della gestione pubblica del trasporto aereo nel Paese, anche facendo vera macelleria sociale di chi nel settore lavora”.

 


Ita ha cominciato a vendere i biglietti aerei, ma i sindacati sono in rivolta

I sindacati ripartono dal Sud

Almeno ventimila persone hanno partecipato a Reggio Calabria alla manifestazione nazionale unitaria organizzata da Cgil, Cisl e Uil. “Ripartiamo dal Sud per unire il Paese” è lo slogan. Circa trecento i pullman provenienti da ogni parte d’Italia. Nonostante il centro cittadino completamente paralizzato, lo spiegamento di forze dell’ordine ha garantito la sicurezza della manifestazione che si eèsvolta senza problemi di ordine pubblico.

Sul palco allestito in piazza Duomo, si sono alternati i tre segretari generali confederali, di Cgil, Cisl e Uil, rispettivamente Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo. Unico comune denominatore la richiesta al governo di cambiare la politica economica del Paese, soprattutto per aiutare il Sud in gravissima difficoltà.

“Salvini ha raccontato per mesi che si cambiava il Paese chiudendo i porti. Diciamoglielo – ha affermato Landini – quello che è successo, hanno chiuso i porti ma sono i giovani del Sud che continuano ad andarsene fuori dal nostro Paese, sono più di 200 mila che se ne vanno e vorrei fargli notare che gli altri Paesi d’Europa che sono un po’ più intelligenti di noi non hanno chiuso le frontiere, anzi usano l’intelligenza dei nostri ingegneri e dei nostri giovani per far funzionare meglio i loro Paesi. La vera sicurezza di cui abbiamo bisogno – ha scandito Landini – è la lotta contro la malavita organizzata. In un Paese diviso com’è il nostro, con grandi diseguaglianze, l’unico elemento che lo unisce davvero è che oggi la mafia, la ‘ndrangheta, e la malavita organizzata sono al Nord come al Sud, uguale”.

Il segretario generale della Cgil si è rivolto anche al ministro del Lavoro, Luigi Di Maio “che dal balcone – ha ricordato – annunciò che il governo con un provvedimento aveva cancellato la povertà, gli dovremmo far vedere che al contrario, non i sindacati, ma l’Istat nei giorni scorsi ha certificato che la povertà purtroppo è aumentata, sia quella relativa che il resto. Ma il dato con cui fare i conti – ha concluso Landini – è che oggi si è poveri lavorando, per questo il problema è che combattere la povertà vuol dire affermare i diritti, vuol dire cambiare la politica economica”.

Barbagallo ha definito “immondizia” l’autonomia differenziata e ha ironizzato sui navigator “sono assunti come precari e dovrebbero offrire lavoro a tempo indeterminato agli altri?” e sulla manutenzione delle grandi opere “l’unico ponte che non cadrà è quello sullo Stretto di Messina, perché non l’hanno fatto”, ammonendo il governo che con quella di oggi finisce la fase delle grandi manifestazioni, “se non ci convocano sarà sciopero“. A stretto giro di posta è comunque arrivata la dichiarazione di Salvini: “Entro luglio saranno invitati al Viminale“.

La Furlan ha sottolineato che “oggi il Mezzogiorno invece di essere al centro dell’agenda politica, invece di essere la priorità assoluta, continua a essere completamente dimenticato”. Infine Furlan ha dedicato la manifestazione ad Agostino Filandro, il 42enne morto per un incidente sul lavoro venerdì nell’area del porto di Gioia Tauro. Ai bordi del palco il segretario nazionale del Partito democratico, Nicola Zingaretti, parlando coi giornalisti ha osservato che la manifestazione dei sindacati dimostra “che si può riprendere non solo una battaglia politica e una lotta, ma si può soprattutto ricostruire un’alternativa che manca a questo Paese, siamo qui per dare rappresentanza a chi ha capito che Di Maio e Salvini con i loro selfie hanno preso in giro questa grande nostra comunità italiana”.

In corteo anche il governatore della Calabria, Mario Oliverio, con una delegazione di Giunta, il quale ha sottolineato la necessità che il Governo riaccenda i fari sul Mezzogiorno. 

Agi

Cosa hanno chiesto i sindacati in piazza al governo giallo-verde 

Cgil, Cisl e Uil hanno riempito piazza san Giovanni a Roma e ora chiedono al governo di ascoltare le loro richieste. Dal palco nessuno ha fornito cifre sui partecipanti ma i tre segretari generali hanno invitato l’esecutivo a contare i manifestanti e a rendersi conto che rappresentano 12 milioni di persone con idee e proposte per il Paese. “A chi governa questo Paese e va a incontrare chi protesta in altri Paesi diciamo che se hanno un briciolo di intelligenza ascoltino questa piazza e aprano il confronto: noi siamo il cambiamento”, ha dichiarato il leader della Cgil Maurizio Landini

“Qui oggi c’è l’Italia reale, lavoratori in carne ed ossa, persone che hanno fatto crescere e mandano avanti concretamente questo paese passo dopo passo. Niente a che vedere con gli slogan lanciati con i tweet e le dirette facebook. Ai professionisti della realtà virtuale diciamo: uscite dalla finzione, guardate queste bandiere”, ha detto la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan.

 “Mandate una foto” agli esponenti di governo – ha detto il leader della Uil, Carmelo Barbagallo – e vediamo se riusciranno a contarci. Abbiamo chiesto un confronto, stiamo aspettando che ci chiamino. Non possono essere autoreferenziali, questa piazza la devono ascoltare”. E se l’esecutivo giallo-verde non darà risposte, i tre leader assicurano che la mobilitazione proseguirà: “Dopo questa giornata, se il governo ha un minimo di saggezza, dovrebbe aprire un tavolo di trattativa, ma se non dovesse succedere sappia che noi ci non fermeremo e andremo avanti finché non porteremo a casa quello che abbiamo chiesto”, ha affermato Landini. 

“Siamo determinati e diventeremo determinanti”, ha sottolineato Barbagallo. “​Il governo si fermi e cambi la sua linea economica”, ha avvertito Furlan. I sindacati chiedono investimenti per rilanciare l’economia, politiche per il Mezzogiorno, una riforma fiscale che appiani le disuguaglianze, una riforma vera delle pensioni, la garanzia degli ammortizzatori sociali, più risorse per sanità, welfare, istruzione, scuola. In una parola, dare “futuro al lavoro”, come recita lo slogan scelto per la giornata. 

Il vicepremier Luigi Di Maio ha risposto alle critiche definendo “un po’ singolare” che si scenda in piazza contro quota 100 quando non lo si era fatto contro la legge Fornero; osservazione già contestata da Cgil, Cisl e Uil, che hanno indetto scioperi e – ha detto oggi Barbagallo – fatto picchetti sotto Montecitorio. Quanto alla realtà virtuale, per Di Maio era “quella dei governi precedenti che hanno massacrato tutto quello che gli italiani avevano sull’altare dell’austerity: risparmi, lavoro, imprese”.

A nome del M5s Maria Pallini, capogruppo alla Commissione Lavoro alla Camera, ha affermato che la manifestazione non era “contro il governo, ma contro i cittadini italiani che lo scorso 4 marzo hanno votato per il cambiamento. Un cambiamento che deve necessariamente coinvolgere anche i sindacati che ormai difendono un sistema marcio di privilegi”. 

A sostegno di Cgil, Cisl e Uil hanno partecipato al corteo numerosi esponenti del Pd e di Leu: “In piazza contro un governo che sta devastando il Paese”, ha spiegato il candidato alla segreteria del Partito democratico, Maurizio Martina. “Giustamente l’Italia si sta mobilitando”, ha osservato l’altro candidato Nicola Zingaretti

Agi

Ai nuovi lavoratori i sindacati servono ancora o basta un gruppo Facebook?

Il sindacato del futuro potrebbe essere completamente digital e social. È uno scenario immaginato da Quartz che ha provato a capire quanto la rete, e in particolare i gruppi Facebook, siano già in grado di dare una voce “collettiva” a tutti quei lavoratori che non possono iscriversi ad un sindacato tradizionale o che cercano una nuova forma per essere rappresentati e difesi. Parliamo dei collaboratori freelance nati all’epoca dello smart working che lavorano da casa o nei coworking, che non hanno mai visto in faccia i loro colleghi e che, nonostante questa distanza, hanno bisogno di unirsi per portare avanti le stesse battaglie.

Meno costi e più rapidità

I social, del resto, permettono di avere molti vantaggi rispetto al sindacato tradizionale. Si possono condividere molto più rapidamente informazioni ed eventi, aggiornando continuamente in caso di novità e discutendo, quasi in tempo reale, sulle azioni da intraprendere. Permettono di portare avanti scelte democratiche dato che i gruppi sono chiusi, privati e danno la possibilità di lanciare sondaggi e quindi vere e proprie votazioni.

Ma non solo. Abbattono i costi delle sedi fisiche, semplificano gli ostacoli burocratici e fanno ottenere, sfruttando i meccanismi della rete, una maggiore visibilità per le proprie campagne. I dipendenti freelance, i collaboratori, i lavoratori a scadenza, quelli che fanno parte della cosiddetta gig economy, hanno cioè capito che è la rete il luogo giusto dove ritrovarsi, discutere e combattere per i propri diritti.

Un meccanismo che è già partito (e funziona)

Fast Company ha recentemente raccontato della protesta portata avanti dai lavoratori di un’azienda di consegne, Instacart, per ottenere salari più alti. Un protesta nata, organizzata e portata a compimento all’interno di un gruppo Facebook dedicato. Tutto nonostante molti dipendenti fossero iscritti a un sindacato tradizionale che, però, non avrebbe potuto dare loro la possibilità di portare avanti un “no-delivery day”  (un giorno senza consegne) in maniera così repentina e con un impatto mediatico così forte.

Ogni gruppo Facebook, inoltre, impone delle regole di comportamento ai suoi membri molto rigide che ricordano veri e propri statuti ed è governato da amministratori, i famosi admin, che controllano tutto quello che viene pubblicato eliminando qualsiasi forma di spam o di post non inerente al conseguimento di un obiettivo comune. E non è un caso che Facebook abbia deciso di dare loro sempre più poteri.

Un esercito di 100 milioni di membri

Ogni giorno su Facebook nascono moltissimi gruppi e già 100 milioni utenti li popolano e li animano. E quelli dedicati al mondo del lavoro, in particolare, hanno dimostrato quanto possano essere utili nell’unire persone intorno a interessi e intenti comuni. Sia recuperando valori trasmessi dai sindacati “fisici” e sia sfruttando le possibilità offerte dai social come quello di Mark Zuckerberg. Quartz cita altri due esempi: il gruppo chiuso “Airline FA Contract Compare & Share” dove più di 3mila assistenti di volo discutono di ciò che accade, a livello contrattuale e non solo, all’interno delle varie compagnie aeree a cui appartengono; e il gruppo “I’m a Real Estate Appraiser" dove periti ed esperti si ritrovano per avere maggiore controllo all’interno del loro settore in un’epoca di grande cambiamento. 

Dalle bandiere in piazza agli hashtag

Il mondo digitale sta cambiando, infine, anche la creazione e la diffusione degli slogan. Ci sono meno voci urlate dentro ai megafoni, meno discese in piazza e più “cancelletti”da diffondere su twitter e su Facebook. La forma migliore per coinvolgere opinione pubblica e media. Dai dipendenti di Zara, e il loro #ChangeZara per ottenere salari più dignitosi, a #NameTheTranslator e #NoFreePhotos, la lotta di traduttori e fotografi professionisti contro i lavoratori improvvisati.

Le firme di protesta, necessarie per portare avanti le rivendicazioni davanti ai vertici delle aziende, non si raccolgono più nei gazebo ma direttamente attraverso piattaforme specifiche come coworker.org. Tutte iniziative che, nel 2015, ottennero persino l’appoggio e la lode dell’allora Presidente americano, Barack Obama. In un mondo così veloce anche le proteste hanno bisogno di essere coordinate molto rapidamente e arrivando a un numero di utenti più largo possibile nel tempo più breve possibile. Cosa che i sindacati, almeno quelli classici, non stanno più riuscendo a fare. Facebook, invece, sì ed è pronto a prendersi anche questa forma di ritrovo e discussione. 

 

Agi News

Caporalato: sindacati, straordinario passo in avanti

Roma – L'approvazione definitiva del Ddl 4008 sul contrasto ai fenomeni del lavoro nero e dello sfruttamento del lavoro in agricoltura "è uno straordinario passo in avanti nella lotta al caporalato, una piaga che colpisce duramente i lavoratori agricoli da Nord a Sud, italiani e stranieri". E' la valutazione di FAI FLAI UILA, i sindacati dei lavoratori agricoli. "Braccianti costretti a lavorare per 20/25 euro al giorno, e anche a pagare i caporali per il trasporto e per avere un po' d'acqua quando si lavora a 40 gradi o in serra.Oggi il Parlamento – continua la nota – ha approvato una legge che dice no a tutto questo, che persegue i caporali e chi ad essi si rivolge per avere manodopera da sfruttare a basso prezzo. Una legge che dà risposta a chi chiede diritti, dignità, giusto salario, rispetto dei contratti". Unitariamente Fai, Flai e Uila "hanno lavorato e si sono mobilitate in ogni sede per ottenere questo straordinario risultato che restituisce dignità al lavoro agricolo e ai tanti lavoratori i cui diritti sono stati in questi anni ignorati e calpestati".

CAMUSSO, FINALMENTE UNA LEGGE BUONA E GIUSTA
Roma – "Finalmente una legge buona e giusta che ci aiuterà nella difesa dei lavoratori italiani e stranieri sfruttati da imprenditori privi di scrupoli, da caporali che lucrano sulla loro povertà e sul loro bisogno di lavoro, dalla criminalità organizzata". Cosi' il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, dopo il via libero definitivo della Camera al disegno di legge di contrasto al caporalato. "Una legge – aggiunge – fortemente voluta dalla Cgil, conquistata a prezzo di dure battaglie, di morti e di centinaia se non migliaia di uomini ridotti in condizioni di vera e propria schiavitu'". "Ringraziamo il Parlamento – conclude il segretario della Cgil – per il lavoro svolto in aula e nelle Commissioni di Camera e Senato che, con grande impegno, hanno elaborato, discusso e portato al voto un'ottima legge". (AGI)

Agi News