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Rinnovabili, la cinese Zonergy sbarca in Italia: nel mirino il mercato europeo  

AGI –  Zonergy, fornitore cinese di soluzioni per le energie rinnovabili, è sbarcata in Italia, più esattamente a Milano, dove ha aperto una nuova sede e dove lavorerà in collaborazione con Desasolar, unità di Desa (società specializzata nella distribuzione di prodotti elettronici con un fatturato di 130 milioni di euro), sotto il coordinamento del Gruppo Obor. Per Zonergy l’obiettivo poi è entrare nel settore europeo delle energie rinnovabili offrendo soluzioni in fatto di pannelli solari, moduli fotovoltaici e soluzioni di accumulo di energia ai professionisti del settore dell’energia attivi nel settore residenziale e commerciale. 

“Le fonti di energia rinnovabile sono il futuro – ha dichiarato Kevin Changbin Qiu, vicepresidente esecutivo di Zonergy, in occasione della presentazione dell’accordo, il 26 luglio – dopo anni di ricerca e sviluppo, siamo più che pronti per entrare nel mercato europeo. In effetti, questo settore acquisirà più trazione nel tempo con un fabbisogno energetico sempre crescente, motivo per cui intendiamo ospitare un ambizioso piano di crescita per l’Europa che sarà lanciato nei prossimi mesi”.

Dello stesso avviso Francesco Desantis, CFO di Desasolar- “Quello dell’energia – ha detto – è uno dei più importanti temi dei nostri tempi. I valori a cui Desa Srl si ispira impongono di fare la nostra parte nel tentativo di consegnare, alle future generazioni, un mondo migliore rispetto a quello ricevuto. Siamo onorati di poter collaborare con Zonergy e siamo certi di poter dare un grandissimo contributo, stanziando le necessarie risorse, affinché la partnership possa decollare in tempi rapidissimi creando valore, oltre che per gli stakeholders, anche per l’Italia intera oggi alle prese con grandi difficoltà energetiche”.

Fondata nel 2007, Zonergy è un’impresa high-tech internazionale specializzata in soluzioni integrate di microgrid intelligenti. L’azienda si è impegnata nel fornire ai clienti soluzioni di microgrid intelligenti di prima classe, realizzati grazie ai propri team che operano nella ricerca e sviluppo, produzione, vendita e commercio, progettazione e implementazione di progetti, gestione dell’energia e ottimizzazione dell’utilizzo complementare dell’energia in varie forme (energia eolica, energia solare, idroelettrica, così come accumulo di energia e ricarica). Nel settore dello stoccaggio e della distribuzione di energia solare, 

Zonergy ha realizzato un importante impianto fotovoltaico a terra della capacità di 9*100 MW in Punjab, Pakistan. In questo impianto, il progetto On-grid commissionato nel 2016 da 3*100 MW di potenza è diventato il Produttore di Potenza Indipendente (PPI) di maggiori dimensioni nel settore del fotovoltaico in Pakistan.


Rinnovabili, la cinese Zonergy sbarca in Italia: nel mirino il mercato europeo  

Il colosso cinese che vende più auto elettriche di Tesla

AGI – BYD, il colosso automobilistico cinese che è in parte di proprietà della Berkshire Hathaway di Warren Buffett, ha superato Tesla diventando il più grande produttore di veicoli elettrici al mondo per vendite, segnalando il crescente dominio della Cina sul settore. Secondo quanto riporta il Financial Times, il brand automobilistico, con sede a Shenzhen, ha venduto 641.000 veicoli nei primi sei mesi dell’anno, con un balzo di oltre il 300% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, a fronte dei 564.000 veicoli venduti da Tesla.

L’azienda guidata da Elon Musk ha invece lamentato un secondo trimestre difficile alle interruzioni della catena di approvvigionamento e delle vendite in Cina, causate a sua volta dai lockdown per il Covid-19. L’ascesa di BYD, ricorda FT, “sottolinea il rafforzamento della posizione della Cina nel settore delle energie rinnovabili, che può basarsi su vantaggi di scala e di costo in gran parte della catena di fornitura di veicoli elettrici, batterie, energia eolica e solare”.

Non solo, ma BYD ha anche superato la sudcoreana LG come secondo produttore mondiale di batterie per veicoli elettrici, dietro alla cinese Contemporary Amperex Technology, nota come CATL. Secondo gli analisti, ciò è avvenuto in parte a causa delle interruzioni nello stabilimento Tesla di Shanghai, dopo che la città più popolosa della Cina è stata costretta a un lockdown di due mesi.

Tesla, insieme a una serie di produttori cinesi di veicoli elettrici, tra cui Li Auto, Xpeng e Nio, sono stati colpiti più duramente di BYD, che ne ha beneficiato perché la maggior parte delle sue fabbriche non ha sede nelle regioni e nelle città che hanno subito le restrizioni più severe. Gli analisti considerano l’ascesa dell’industria automobilistica nazionale cinese come un precursore di un cambiamento nel mercato automobilistico globale, in quanto i produttori del paese del Dragone di auto elettriche iniziano a concentrarsi sui mercati di esportazione.

Lo dimostra il fatto che l’anno scorso la Cina, il più grande mercato automobilistico del mondo, ha esportato più di mezzo milione di veicoli elettrici, piu’ del doppio rispetto all’anno precedente. Tuttavia, ricorda il FT riportando il parere dei ricercatori del Mercator Institute for China Studies, un think tank con sede a Berlino, circa un terzo delle esportazioni cinesi in Europa era costituito da marchi europei di proprietà cinese, come Volvo e MG Motor, mentre solo il 2% rappresentava marchi cinesi. Quasi la metà proveniva da Tesla e il restante 14% da joint-venture europee in Cina.  


Il colosso cinese che vende più auto elettriche di Tesla

Evergrande, il colosso dell’immobiliare cinese che rischia la bancarotta

Agi – Il colosso immobiliare cinese Evergrande, in difficoltà per il crollo delle vendite degli immobili, ha ammesso che sta affrontando “enormi pressioni” dai creditori e ha avvertito che potrebbe non riuscire a pagare i suoi debiti.

Un’eventuale liquidazione del gigante cinese avrebbe notevoli conseguenze, non solo sull’economia di Pechino ma anche sulla “stabilità sociale” cara ai vertici cinesi. Evergrande ha dato mandato a due adviser per esaminare le opzioni finanziarie.

Evergrande è il più grande gruppo immobiliare del paese in termini di fatturato, con una presenza dichiarata in più di 280 città. Il colosso afferma di impiegare 200.000 persone e genera indirettamente 3,8 milioni di posti di lavoro. Il suo presidente, Xu Jiayin, è il quinto uomo più ricco del Paese, secondo la società specializzata Hurun.

Le manifestazioni di protesta

A Shenzhen, in Cina, decine di persone hanno protestato davanti all’ingresso della sede del gigante immobiliare sull’orlo della bancarotta. In Cina le manifestazioni di protesta sono vietate e la polizia ha bloccato l’accesso dei manifestanti, tra i quali anche molti a cui Evergrande deve dei soldi.


Evergrande, il colosso dell’immobiliare cinese che rischia la bancarotta

Xi a Davos, farà leva sul ‘multilateralismo inclusivo’ cinese

AGI – La Cina parteciperà al Forum di Davos al massimo livello, con un intervento del presidente Xi Jinping che parlerà lunedì 25 gennaio, facendo leva sul “multilateralismo inclusivo” e chiedendo un impegno comune per affrontare un’ampia gamma di questioni globali urgenti, dal controllo delle epidemie alla ripresa economica. Lo rivela il giornale cinese in lingua inglese Global Times, secondo il quale Xi si rivolgerà anche alla nuova amministrazione Biden, consapevole che sarà diversa da quella Trump ma che gli Usa manterranno una posizione di ‘multilateralismo unilaterale’, basato sulla supremazia Usa.

La Cina si presenta a Davos più forte che mai. Mentre i Paesi occidentali chiudono l’anno 2020 in negativo, a causa della pandemia, Pechino è l’unico Paese al mondo a crescere. Il suo Pil l’anno scorso ha registrato un rialzo del 2,3%.     

Xi non mancherà di far pesare questo primato dal palco internazionale di Davos, e lo farà, secondo il Global Times, per evidenziare le tante sfide a cui la comunità internazionale dovrà far fronte, a cominciare dalla pandemia, che finora ha ucciso oltre due milioni di persone, lasciando un’economia globale in bilico.

Inoltre Xi metterà l’accento sulle persistenti tensioni geopolitiche e commerciali e sullo sforzo di distribuzione globale dei vaccini che, ricorda il Global Times, secondo l’Oms è esposto al rischio di un “catastrofico fallimento morale”, poiché le forniture nei Paesi a più alto reddito surclassano quelle distribuite nei paesi più poveri.     

In questo contesto, secondo Chen Fengying, ricercatore presso il China Institutes of Contemporary International Relations, l’attenzione di Xi “si concentrerà sulla costruzione di un futuro condiviso per l’umanità, attraverso la consultazione e la cooperazione, sia sul fronte della salute pubblica che su quello dello sviluppo economico”.     

Il presidente cinese, ricorda il Global Times, aveva già lanciato simili richiami nel suo discorso al forum di Davos del 2017, nel quale attaccò il protezionismo e la crescente antiglobalizzazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

“Perseguire il protezionismo è come rinchiudersi in una stanza buia – aveva detto in quell’occasione Xi – Anche se il vento e la pioggia possono essere tenuti fuori, quella stanza buia bloccherà anche la luce e l’aria. Nessuno emergerà come un vincitore da una guerra commerciale”. 

Nel 2017 Xi aveva chiesto a tutti i paesi di non “incolpare gli altri” e di unirsi per affrontare insieme le difficoltà comuni. A quattro anni di distanza da quel discorso, ricorda il Global Times, molte di quelle sfide globali sono state ulteriormente complicate ed esacerbate dal Covid-19.

E, mentre Trump è pronto a lasciare l’incarico, il danno che le sue politiche “America First” hanno arrecato al sistema multilaterale globale persisteranno e non potranno essere riparate dall’oggi al domani dall’amministrazione Biden, che oggi s’insedia alla Casa Bianca.     

Biden, nota il Global Times, citando gli analisti, sembra stia cercando di rientrare nel sistema multilaterale. “Trump lascia in eredità – dice Chen – una profonda frattura non solo negli Stati Uniti ma in tutto il mondo”.

Biden, dice al giornale Wang Yiwei, direttore dell’Istituto per gli affari internazionali di Renmin Università della Cina di Pechino – promette di abbracciare nuovamente il multilateralismo, che potrebbe offrire molte aree di cooperazione tra Cina e Stati Uniti, tuttavia la visione di Biden per la cooperazione multilaterale sarà diversa da quella che la Cina sta promuovendo”.     

“La Cina ha enfatizzato il rafforzamento del partenariato regionale nel globalismo che sarebbe inclusivo e non escluderà altri paesi. Inoltre, non sarà guidato da nessun singolo paese, come il multilateralismo è stato dal governo degli Stati Uniti. Quello cinese invece è un multilateralismo aperto a varie soluzioni” aggiunge Wang, indicando come esempio la firma del Rcep, l’accordo economico-commerciale tra i 10 Paesi dell’Asean più Cina, Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda, firmato il 15 novembre dopo otto anni di negoziati.

Wang cita poi il completamento dei colloqui per un accordo di investimento della Cina con l’Unione europea. Chen suggerisce che l’approccio inclusivo della Cina al multilateralismo sarebbe diverso dal probabile multilateralismo di Biden basato sugli alleati.

“Se scegli ancora con chi collaborare, non è inclusivo”, ha detto. “Il fatto che il mondo – aggiunge – abbia un disperato bisogno di un’ampia cooperazione e di leadership renderà probabilmente il discorso di Xi un punto culminante durante il prossimo incontro dell’Agenda di Davos”. 


Xi a Davos, farà leva sul ‘multilateralismo inclusivo’ cinese

La sindrome cinese che fa volare le borse europee

Le Borse europee stanno brindando al nuovo anno. Giornata molto positiva per tutte le piazze finanziarie del Vecchio Continente che, sulla scia dell’entusiasmo proveniente dalla Cina, macinano guadagni. Alla base di tutto c’è la mossa di ieri della Banca centrale cinese che ha deciso di tagliare i requisiti delle riserve per le banche, liberando così circa 114 miliardi di dollari per sostenere il credito e spronare l’economia.

La People Bank of China infatti allenterà il coefficiente di riserva (RRR) dal prossimo 6 gennaio di 50 punti base, riducendo l’ammontare di liquidità che le banche devono detenere. Abbassando tale indice vengono liberate risorse per il credito alle piccole e medie imprese. La banca centrale nel 2019 è già intervenuta tre volte per ridurre il coefficiente e sostenere l’economia cinese che, lo scorso anno, è cresciuta al tasso più lento degli ultimi tre decenni.

L’intervento è stato preso bene dagli investitori che hanno giudicato positivamente anche il dato sull’attivitaà manifatturiera cinese che si conferma in espansione. L’indice Pmi, elaborato da Markit/Caixin, si è attestato a 51,5 punti a dicembre, in leggero calo rispetto ai 51,8 punti di novembre e dai 51,7 di ottobre, ma sopra la soglia dei 50 punti, linea di confine tra fase di contrazione e di espansione. Tutto questo ha dato sprint alle borse con Shanghai che ha segnato un +1,15% e Shenzhen un +2%. In scia Francoforte sale dello 0,68%, Londra dello 0,91%, Madrid dell’1,18%, Parigi dell’1,02%, Milano dell’1,3%. 

Agi

Impegni costanti per una crescita stabile dell’economia cinese

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

Il tempo e le maree non attendono alcun uomo. Guardando al 2018 appena conclusosi, grazie a un impegno costante, l’economia cinese, nonostante il quadro generale di complessi riassetti a livello sia nazionale che internazionale, ha ottenuto dei risultati soddisfacenti.

Ragionevole tasso di crescita dell’operatività economica

Il PIL cinese ha superato per la prima volta i 90 mila miliardi di renminbi, registrando un tasso di crescita del 6,6%, in linea con gli obiettivi di sviluppo previsionali. L’import-export di beni ha superato per la prima volta i 30 mila miliardi di renminbi, mantenendo il primato mondiale.

Continuativa ottimizzazione strutturale dei comparti industriali

Il settore terziario ha rappresentato il 52,2% del Pil. Il consumo ha rinsaldato il suo ruolo di forza trainante dell’economia, con un contributo al totale del 76,2%. La capacità di utilizzo delle industrie cinesi è aumentata pur rimanendo stabile, i settori emergenti hanno visto un rapido sviluppo e si è registrata una forte crescita della produzione in settori come i veicoli a nuove fonti energetiche, la fibra ottica e le smart tv.

Aumento continuato ed effettivo dei benefit per la popolazione

Nel corso del 2018 si sono registrati 13,61 milioni di nuovi occupati sia nelle zone urbane che rurali. Il reddito medio pro-capite disponibile dei cittadini cinesi ha registrato un aumento reale del 6,5%, più sostenuto del tasso del 6,1% registrato dal Pil pro-capite. Il reddito medio pro-capite disponibile per gli abitanti delle zone rurali ha registrato una crescita più rapida di quello dei residenti urbani. I flussi turistici interni e l’output dell’industria del turismo hanno registrato una crescita superiore al 10%, mentre i botteghini dei cinema hanno incassato più di 60 miliardi di renminbi, con una crescita di quasi il 10%.

Nonostante “la pagella” dell’economia cinese per il 2018 sia ricca di buoni voti, è innegabile che vi siano delle sfide ancora da affrontare come le fluttuazioni dei mercati finanziari, l’incombenza di contraddizioni strutturali e la necessità di profonde trasformazioni.

In particolare di fronte alle tendenze protezionistiche e unilateraliste che emergono a livello internazionale e causano una debole ripresa economica mondiale, danneggiano la crescita degli investimenti e del commercio internazionale e tentano di invertire il flusso della globalizzazione.

Per affrontare questo scenario complesso e far sì che si possa mantenere una stabilità nel cambiamento e trarne vantaggio, dobbiamo continuare a impegnarci nei seguenti aspetti per promuovere una crescita sana e sostenibile dell’economia cinese.

Continuare a implementare al meglio il modello di apertura e cooperazione

Gli ultimi 40 anni di Riforme e Apertura ci hanno insegnato che l’apertura fa progredire, la chiusura fa arretrare. Siamo pronti a migliorare la cooperazione win-win con gli altri paesi e a tutelare insieme il sistema di commercio multilaterale basato su regole condivise e il libero scambio, per apportare un maggiore contributo al miglioramento della governance dell’economia mondiale.

Continuare a promuovere la riforma strutturale dell’offerta

Ampliare la portata della misura “riduzione della capacità eccessiva, della leva finanziaria e dei costi, de-stoccaggio e miglioramento sulle aree sottosviluppate” e realizzare l’ottimizzazione della struttura economica. Rafforzare il ruolo guida dell’innovazione, sviluppare la vitalità nei nuovi settori emergenti, promuovere l’aumento della forza, dell’efficienza e della qualità dell’economia cinese a tutto campo.

Continuare a sviluppare il potenziale del mercato dei consumi

Secondo le stime, nel 2017 la fascia a reddito medio della popolazione cinese ha superato i 400 milioni di persone, attestandosi al primo posto a livello mondiale per dimensioni e potenziale di crescita. Continueremo a far crescere la fascia media della popolazione, a migliorare l’ambiente per i consumi e la qualità dei prodotti con misure ad hoc e a promuovere la formazione di un grande mercato interno vitale.

Continuare a far crescere i talenti

La popolazione attiva in Cina supera i 900 milioni di persone, ogni anno vi sono più di 80 milioni di nuovi laureati che segnano un continuo aumento e innalzamento di livello della forza lavoro cinese. Continueremo ad aumentare il tasso di occupazione e a far sì che i talenti possano sviluppare al meglio le loro capacità al fine di garantire le competenze necessarie a uno sviluppo incentrato sulla qualità.

Continuare a sviluppare le politiche vantaggiose

Attualmente, l’inflazione e il disavanzo si attestano a livelli piuttosto bassi, le riserve in valuta estera sono sufficienti e le manovre politiche a sostegno dell’economia possibili sono molteplici. Rafforzeremo l’adeguamento anticiclico, implementeremo delle politiche finanziarie e monetarie stabilizzanti per consentire una sana e stabile operatività economica.

Il passato è sempre un prologo. Nel 2019 si celebra il 70esimo anniversario dalla fondazione della Repubblica Popolare Cinese ed è anche un anno cruciale per la realizzazione della società con un livello di benessere diffuso. Sono convinto che sotto la guida del pensiero di Xi Jinping per il socialismo con caratteristiche cinesi per la nuova era, il popolo cinese affronterà ogni sfida con risolutezza, fiducia ed energia e porterà l’economia del paese a raggiungere nuovi e migliori risultati.

* Ambasciatore della Repubblica Popolare Cinese in Italia

Agi

Come sta messo il Milan dopo un anno di proprietà cinese?

Un anno fa Fininvest cedeva il 99,93% di AC Milan alla Rossoneri Sport Investments Luxembourg di Li Yonghong. Per comprare il club calcistico, e depositare nello studio “Gianni Origoni & Partners” l’ultima tranche di 370 milioni dei 740 totali, Li, rimasto solo, senza cordata, e inviso al governo cinese, aveva accettato un prestito di 303 milioni dal fondo americano Elliott.

Era il 13 aprile 2017. Fu festa grande per i tifosi rossoneri, che dopo un travagliato closing, tra la difficoltà di Li di versare le caparre da conti offshore a causa, diceva lui, del blocco cinese sull’esportazione di capitali, e i dubbi crescenti sulla solidità del suo patrimonio finanziario, quel giorno tirarono un sospiro di sollievo. “Inizia un nuovo capitolo”, aveva esultato Li. “Subito in Champions, faremo un mercato importante", gli aveva fatto eco l’ad Marco Fassone.

Da quel giorno Li, 49 anni, una moglie e due figlie, si è dissolto nel nulla. A caccia di nuovi finanziamenti.

I dubbi sulla consistenza del suo patrimonio non sono ancora stati fugati, ma in un anno di profonde ristrutturazioni una cosa è certa: la squadra ha riconquistato il cuore dei tifosi. A loro Li dedica una lettera aperta in occasione del primo anniversario della nuova proprietà, pubblicata sul sito ufficiale del club, in cui Li ribadisce la determinazione a rispettare gli impegni finanziari e a far tornare grande la squadra. Nella versione originale in cinese, due le parole lasciate volutamente in italiano all'ultimo rigo: "Forza Milan".

Entro ottobre il misterioso uomo d'affari, dalla solidità patrimoniale sempre più oscura, dovrà rifinanziare il debito: 120 milioni della società rossonera, 183 della Rossoneri Lux, a cui si aggiungono gli interessi (11,5%). Se Li fallisce, il Milan passa nelle mani dell’hedge fund americano. Una eventualità che sembra sempre più vicina: il contratto firmato con Elliott stabilisce che l’escussione del pegno sulle azioni del Milan potrebbe scattare anche prima della scadenza, qualora non venissero rispettati alcuni impegni, per esempio gli aumenti di capitale.

Gli accordi stipulati con Elliott, inoltre, prevedono un nuovo aumento di capitale di 38 mila euro entro giugno. Li fino ad oggi è sempre riuscito a rispettarli, seppur con qualche ritardo: il primo anticipo da 11 milioni (richiesto all’azionista per esigenze di cassa, come gli stipendi) è infine arrivato nelle casse rossonere la settimana scorsa, senza risonanza mediatica:  “Al Milan fa notizia la normalità”, è stata la battuta filtrata dal club. Le ultime due scadenze sono previste per fine maggio e fine giugno.

Le prossime scadenze del Milan

Entro il 16-20 aprile, l’Uefa aspetta dal Milan la documentazione completa sull’avvenuto rifinanziamento (di recente Fassone si sarebbe recato più volte a Londra per chiudere la questione). Li aveva già avuto problemi con il primo aumento di capitale: a Hong Kong ha avuto difficoltà a rifondere un prestito di 8,3 milioni di dollari (circa 7 milioni di euro), scaduto il 28 febbraio scorso, che è stato trasferito alla moglie a un tasso del 24%. Rossoneri Sport Investment Co. Limited, una delle numerose società che compongono la complessa scatola societaria facente capo a Li,  aveva chiesto e ottenuto la proroga del prestito da parte dell’azienda creditrice Teamway International Group Holding (precedentemente nota con il nome di Jin Bao), tra i cui azionisti risulta esserci il marito dell’attrice Zhao Wei, che era stata giurata al festival di Venezia del 2016. 

Non solo: dopo le polemiche per il no della Uefa al voluntary agreement, ora l’ad Fassone – scrive la Gazzetta – è pronto a presentare nuovi piani, sperando di incassare un giudizio positivo a Nyon e un patteggiamento con sanzioni meno severe, contando sul miglioramento dei conti, soprattutto riguardo la semestrale (il più buono degli ultimi 10 anni: chiuso con un rosso di 22.3 milioni euro contro i 39.4 dell’anno precedente e con 106 milioni di utili contro i precedenti 102), la crescita dei ricavi da stadio (1,2 milioni di biglietti venduti) e di quelli per i diritti tv, la conquista della finale di Coppa Italia. Sullo sfondo, Elliott è già garanzia di continuità aziendale.

I dati positivi della semestrale

Plauso per la gestione Fassone. Passato in mani cinesi, il Milan ha saldato gran parte dei debiti con le banche ereditati dall’amministrazione Fininvest, grazie al bond da 73 milioni di Elliott, e investito 240 milioni per rinnovare la squadra, alzando così il valore di mercato del club e la passione dei tifosi, scrive il Giorno. Ma tentenna il business plan, che puntava alla qualificazione alla Champions League, obiettivo che oggi risulta irraggiungibile, e alla ricerca di nuovi sponsor asiatici con il progetto commerciale Milan China, che tuttavia non sembra decollare (la stampa cinese non ne parla se non riprendendo articoli a mezzo stampa italiana).

Li alla disperata ricerca di soldi

Li Yonghong, da qui alla prossima estate dovrà rispettare una serie di impegni finanziari. Per farlo è costretto a cercare nuovi soldi. 

Il Milan non rischia il fallimento, sottolinea Carlo Festa nel suo blog Insider sul Sole 24 Ore, ma l’azionista è a rischio default. Il 21 marzo scorso la procura di Milano ha aperto un’inchiesta, per ora senza ipotesi di reato né indagati, sulla vendita del club rossonero all'imprenditore cinese. Nelle stesse ore il tribunale di Shenzhen, nel sud della Cina, avviava le procedure per il fallimento della cassaforte dell'imprenditore cinese, la Jie Ande, azionista del gruppo quotato in Borsa Zhongfu, sulla quale pendeva da tempo una richiesta di liquidazione per bancarotta da parte della Banca di Canton (lo abbiamo spiegato qui), assestando un nuovo duro colpo alla già provata credibilità finanziaria del patron del Milan. “Notizie false, tutto è sano. Voglio riportare il club al top", aveva dichiarato in un raro video messaggio Li dopo l’inchiesta di Gabanelli, che anticipava la bancarotta della società la cui proprietà viene a lui ricondotta.

Quanto ha investito 

Ai 740 milioni per l’acquisto del club rossonero, calcola Gazzetta, vanno aggiunti i 90 per ripianare le perdite della stagione 2016-17 e altri 81 quest’anno, di cui dieci di rifinanziamento e 71 di aumento di capitale complessivo.

Quanti sono i debiti

Una massa enorme: ai 303 milioni da restituire a Elliott si sommano i 7 milioni da ridare alla Teamway.

Il patrimonio

Li, poco conosciuto in Cina, è noto per le colossali truffe da cui è uscito sempre illeso e per le operazioni di trading in Borsa (comprava e rivendeva aziende in breve tempo), realizzate quasi sempre con società intestate a prestanome di cui talvolta risulta come socio. Ne è un esempio Sino Europe Sport (SES), la holding creata ad hoc per l’acquisizione del Milan, sostituita nello sprint finale da Rossoneri Lux, e che faceva capo a Chen Huanshan: sconosciuto uomo d’affari a cui risultavano intestate altre due società allo stesso indirizzo di SES, rivelatosi in seguito un professionista al fianco di Li nei “raid finanziari”, scrive Festa.

Il caso più recente riguarda proprio la Jie Ande, che farebbe capo a un certo Liu Jinzhong (刘锦钟).  Nell’atto di costituzione non compare mai il nome di Li Yonghong (李勇鸿), noto per l’uso di prestanome nella complessa scatola societaria a lui riferita; anche per questo motivo – come abbiamo spiegato più volte – risulta poco conosciuto in Cina. Per la stampa cinese, Liu è la testa di legno dietro cui si cela l’identità di Li. Registrata con un capitale di 6,5 milioni di euro, Jie Ande è il principale azionista con l’11,4% di Zhuhai Zhongfu, quotata alla Borsa di Shenzhen con un valore di 3.73 miliardi di yuan (400 milioni di euro), il cui presidente è lo stesso Liu.  Zhuhai Zhongfu, interpellato a febbraio dal Meiri Jinji Xinwen (Daily Economy News, 每日经济新闻)ha smentito qualsiasi collegamento tra Liu Jinzhong e Li Yonghong.

Proprio ieri, mercoledì 11 aprile, si è riunito il decimo Cda di Zhongfu, che ha promosso Liu Jinzhong a presidente e Zhang Haibin a vice presidente. Nessun riferimento diretto al destino di Jie Ande e al congelamento della quota (corrispondente a 60 milioni di euro) che, stando al Meiri Jinji Xinwen, è seguito alla notizia del fallimento. Se fosse confermato il ruolo di Li nella holding, il patron del Milan avrebbe un serio problema di liquidità.

Svelata l'identità di Liu Jinzhong

Non solo: il gruppo pubblica per la prima il curriculum di Liu Jinzhong, che da oggi non può più essere considerato un personaggio sconosciuto. Nato nel 1971, laurea all’Università di Shenzhen, dal 1994 al 2015 ha lavorato per diverse società, tra cui viene citata anche la Jie Ande (relegata dunque al passato: un modo indiretto per dichiararla morta); dal marzo del 2015, ha ricoperto l’incarico di direttore di Zhongfu e vicepresidente del Cda. Il nuovo direttore nonché vice-presidente di Zhongfu, è Zhang Haibin, che, a giudicare dal cv, ha fatto una carriera fulminante: classe 1964, è passato dalla carica di general manager a quella di direttore nell’arco di un anno. Anche Zhang ha lavorato in passato per la Jie Ande.

La controversa società, che per alcune fonti cinesi è una scatola vuota non più collegata a Li, inizialmente esibita nel suo cv ufficiale da cui poi era scomparsa, in realtà è sempre stata indicata come la holding personale di Li tra le attività presentate a Fininvest come garanzia di solidità finanziaria; lo dimostra il documento anticipato dal Sole 24 Ore. Il patrimonio di Li, che risulta proprietario di beni immobiliari, società di packaging, e miniere di fosfati (proprietà smentita dal New York Times), è sempre stato stimato intorno al 500-600 milioni di euro. Il patron del Milan, un imprenditore cinese come molti, vuole lasciare un segno, diventare qualcuno. I soldi continuano ad arrivare in Italia, ma la sua ambizione potrebbe costare molto cara.

Ha collaborato Wang Jing

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Agi News

Chi sono i due giganti del bike sharing cinese che puntano il mercato europeo

Ofo e Mobike, i due giganti del bike-sharing cinese, pensano a una possibile fusione, che porterebbe alla nascita di un gruppo di oltre quattro miliardi di dollari. Le discussioni tra gli investitori nelle due start-up di bike sharing sono ancora allo stadio preliminare e potrebbero non portare a un accordo. Molti finanziatori considerano però il matrimonio un'ipotesi assai vantaggiosa. Ofo non ha commentato le voci di una possibile fusione, mentre Mobike ha spiegato in una nota inviata a Bloomberg, che aveva anticipato la trattativa, di non avere in programma progetti di questo tipo, aggiungendo che il gruppo è “concentrato appieno nell’estendere il nostro successo a livello globale”. 

Una fusione potrebbe aiutare il nuovo gruppo a espandersi all’estero, in particolare nel mercato europeo, in quello statunitense e in quelle asiatico. I due gruppi hanno il sostegno finanziario dei due maggiori gruppi di internet in Cina: Alibaba​ (per Ofo) e TenCent per Mobike. Secondo le stime di Cb Insights, Ofo ha una valutazione di mercato di un miliardo di dollari, mentre Mobike ha una valutazione di tre miliardi di dollari. Insieme le due aziende controllano oltre il 90% del mercato cinese.

Una ipotetica fusione tra i due gruppi non sarebbe la prima tra start-up rivali in Cina: Didi Dache e Kuaidi Dache si sono fusi in Didi Chuxing, il più grande gruppo di ride-sharing in Cina, che ha acquisito lo scorso anno anche Uber China. I vantaggi di una fusione potrebbero essere almeno due: un aumento dei prezzi per il bike-sharing in Cina, che ora sono attorno a uno yuan all’ora, circa dodici centesimi di euro, e una gestione migliore delle biciclette nelle grandi città cinesi, spesso invase dalle biciclette gialle (Ofo) e grigio-arancio (Mobike) al punto da destare la preoccupazione delle autorità locali

L'arrivo in Italia

Mobike e Ofo hanno debuttato nel mercato italiano nell’agosto scorso. Le biciclette di colore grigio-arancio e gialle sono già presenti a Milano e a Firenze. Saranno in tutto 12mila le bici a disposizione dei cittadini entro la fine dell'anno, un servizio gestito dai due operatori cinesi.

Nata nell’aprile 2016, Mobike è presente in oltre cento città del mondo e l’obiettivo è quello di raddoppiare questa cifra entro la fine dell’anno. Mobike è stata di recente protagonista di un round di finanziamenti da seicento milioni di dollari, con investimenti provenienti soprattutto da TenCent, che gestisce la piattaforma di messaggistica istantanea WeChat, la più popolare in Cina. Il gruppo punta soprattutto a espandere il mercato più che a fare profitti, come dichiarato dalla fondatrice del gruppo Hu Weiwei all’ultima edizione del World Economic Forum di Dalian, il mese scorso. 

Ofo, lanciata nel 2015, a febbraio ha raccolto fondi per 450 milioni di dollari, facendo schizzare il valore della società a oltre 1 miliardo di dollari (2 miliardi secondo la società). Nel luglio Ofo ha annunciato un nuovo round da 700 milioni di dollari con il sostegno di Alibaba e di due fondi di private equity, Hony Capital e Citic PE. A oggi, secondo quanto riferito dal gruppo, a usufruire del servizio sono stati oltre 100 milioni di utenti con oltre due milioni di viaggi. Più di sei milioni di biciclette gialle hanno percorso le strade di 150 città in cinque Paesi, oltre la Cina, tra i quali la Gran Bretagna, Stati Uniti e Singapore. Ofo punta a coprire 200 città entro il 2017. Oltre a Mobile e Ofo, sono presenti in Cina oltre trenta altri gruppi che hanno portato sulle strade delle grandi città cinesi almeno dieci milioni di biciclette

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Food:Coldiretti,cibi piu’ pericolosi frutta secca turca e cinese (4

(AGI) - Roma, 15 ott. - ECCO CLASSIFICA COLDIRETTI DEI CIBI PIU? PERICOLOSI                                   MOTIVAZIONE1)    Frutta secca proveniente dalla Turchia (nocciole)                aflatossine oltre i limiti2)    Frutta secca proveniente dalla Cina (arachidi)                      aflatossine oltre i limiti3)    Erbe officinali e spezie dall?India (peperoncino)                    microbiologici/pesticidi oltre i limiti4)    Pesce proveniente dalla Spagna (tonno/pesce spada)         metalli pesanti in eccesso5)    Frutta e verdura dalla Turchia (fichi secchi/peperoni)           aflatossine e pesticidi oltre i limiti6)    Frutta secca proveniente dall?India (semi di sesamo)           contaminazione salmonella7)    Frutta secca proveniente dall?Iran (pistacchi)                        aflatossine oltre i limiti8)    Frutta e verdura da Egitto (olive e fragole)                            pesticidi oltre i limiti9)    Frutta secca proveniente dagli Stati Uniti (pistacchi)                        aflatossine oltre i limiti10) Pesce proveniente dal Vietnam (pangasio)                           metalli pesanti in eccesso11)  Erbe e spezie dalla Cina (paprika/peperoncino)                   microbiologici/pesticidi oltre i limiti12) Latte proveniente dalla Francia (formaggi)                           contaminazioni microbiologiche13) Novel food proveniente dagli Stati Uniti                                sostanze non autorizzate14) Pollame proveniente dalla Polonia                                        contaminazioni microbiologiche 15) Frutta e verdura proveniente dalla Cina (broccoli/funghi)     pesticidi oltre i limiti.(AGI) Mal

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