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Cosa aspettarsi dalla trimestrale di Apple. Cinque punti chiave

Apple diffonderà i dati sul trimestre ottobre-dicembre questa sera, 29 gennaio ore 23 italiane. Dopo la lettera del 2 gennaio in cui Tim Cook annunciava i dati preliminari e una correzione al ribasso del fatturato, si sa già che non è stato un periodo brillante: gli incassi erano previsto tra gli 89 e i 93 miliardi di dollari (stime che erano già state giudicate tiepide) e saranno attorno agli 84 miliardi. Con margini e utili che invece non dovrebbero assottigliarsi. Si sa quindi molto, ma restano ancora diversi punti da guardare. Ecco quali.

Niente unità vendute

Lo scorso novembre, Apple ha annunciato che, dal 2019, non avrebbe diffuso il numero di unità vendute di alcun dispositivo. Si limiterà a fornire il fatturato prodotto da ogni famiglia (iPhone, iPad, Mac). Questa scelta, poco apprezzata dai mercati al suo annuncio, punta a concentrare l’attenzione sul dato migliore (quanto incassa Apple) distogliendola dal numero di dispositivi venduti (che cala).

Non ci sarà modo, però, di individuare un’altra informazione che – nell’ultimo anno – è stato un punto a favore di Cupertino: la spesa media per ogni iPhone, in crescita continua. Senza questo riferimento, sarà sezionata ogni dichiarazione di Cook e del cfo Luca Maestri per tentare di capire le performance dei diversi modelli. In ogni caso, ci saranno minori certezze. È da capire se l’opacità favorirà o penalizzerà Apple.

Le stime del 2019

Si sa già che gli ultimi tre mesi del 2018 sono stati negativi. Serve adesso capire se Apple si aspetta di marciare a rilento anche nel 2019 o se intravede qualche timido segnale di ripresa. Ecco perché sarà particolarmente importante il dato sulle stime del trimestre in corso. Il riferimento da prendere in considerazione è 61,1 miliardi di dollari, il fatturato registrato tra gennaio e marzo 2018. Andare sotto o rimanere lontani da questa cifra non sarebbe certo un bel segnale. Le aspettative diranno anche se la Mela si aspetta un (improbabile) ripresa in Cina e in altri mercati in via di sviluppo, una tenuta o un ulteriore deterioramento.

Una Apple con meno iPhone

Le stime sul trimestre in corso sono importanti anche per un’altra ragione. Vista la stagionalità del mercato degli iPhone, il periodo segue l’abbuffata di Natale ed è tradizionalmente debole per gli smartphone. Gli iPhone hanno quindi un peso minore sul totale del fatturato: nello stesso periodo del 2018, poco più del 60% contro quasi il 70% del trimestre precedente. Sarà quindi una sorta di test per capire quanto i servizi (che invece non hanno stagionalità) possano ammortizzare il bilancio in uno scenario nel quale gli iPhone continuino a soffrire.

La maturità dei servizi

La performance dei servizi sarà l’altro dato da cerchiare in rosso. Essendo, al momento, l’unico strumento per dare equilibrio al bilancio, non dovranno solo crescere (come è certo): dovranno dimostrare di non rallentare. Conteranno quindi le vendite, ma anche il ritmo con cui progrediscono, che non dovrà essere inferiore ai periodi precedenti. Tra luglio e settembre, i servizi sono cresciuti del 17% anno su anno. Apple si aspetta un progresso anno su anno del 28%. Da guardare è anche il riferimento al trimestre precedente (+5% tra luglio e settembre), perché, non essendo i servizi soggetti a picchi stagionali, anche il confronto nel brevissimo periodo ha un peso.

Indizi su prodotti e servizi

Come ogni compagnia, Apple proverà a sottolineare i punti forti. E tra questi ci saranno proprio i servizi. Cook potrebbe quindi svelare qualche cifra (ad esempio su Apple Pay). Oppure, vista una sua recente intervista in cui anticipava che nel 2019 sarebbe stato lanciato “più di un nuovo servizio”, potrebbe dare qualche indizio: si parla di un concorrenti di Netflix, di funzioni per la salute e di una piattaforma di videogiochi in streaming. Sempre con l’obiettivo di valorizzare il valorizzabile, da Cupertino potrebbero arrivare indicazioni sulla voce che a bilancio è definita “Altri prodotti”: si attende una decisa crescita da Apple Watch, Apple tv, HomePod e AirPods.

Agi

Si sblocca il contratto degli statali, ecco i 4 punti chiave dell’accordo

Roma – Dopo sette anni di attesa i 3,2 milioni di dipendenti statali vedono finalmente avviato il processo per il rinnovo del loro contratto. I leader di Cgil, Cisl e Uil, con una maratona finale di 8 ore, hanno siglato con il ministro della P.a., Marianna Madia, l'accordo politico che permetterà di inviare all'Aran (Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni) l'atto di indirizzo per il rinnovo. 

I punti salienti dell'accordo: 

  • Amento salariale di 85 euro medi mensili, con la logica della piramide rovesciata: valorizzare chi ha più sofferto della crisi ed evitare di penalizzare chi ha già diritto al bonus di 80 euro.
  • Incentivi legati al tasso di presenze.
  • Lotta all'assenteismo e al precariato.
  •  La contrattazione ritorna al centro con il superamento della Legge Brunetta.
  • L'accordo quadro varrà per tutti i comparti pubblici, compresa la scuola come chiesto dai sindacati, e sulla parte normativa prima dovrà essere raggiunta un'intesa con le Regioni, come stabilito dalla sentenza della Consulta di venerdì scorso. 

 

 

L'accordo politico per lo sblocco del rinnovo dei contratti del pubblico impiego è composto da 4 capitoli. Ecco le principali novità: 

  • Lavoratori motore p.a. e  accordo esteso a tutti i settori

I lavoratori sono il motore del buon funzionamento della Pubblica amministrazione. Il settore pubblico ha bisogno di una profonda innovazione, bisogna mettersi al fianco e non al di sopra di cittadini e imprese. Le amministrazioni devono porsi obiettivi trasparenti e che migliorino concretamente la qualità dei servizi. Serve un percorso condiviso che segni una discontinuità con il passato. Il Governo si impegna ad attuare l'accordo in tutti i settori pubblici e a raggiungere un'intesa con le Regioni.

  • Relazioni sindacali, più potere alla contrattazione 

Il Governo si impegna alla definizione di un intervento legislativo volto a promuovere il riequilibrio, a favore della contrattazione (modifica della Legge Brunetta e della Buona Scuola ndr). L'esecutivo si impegna a rivedere il rapporto tra legge e contrattazione, privilegiando la fonte contrattuale come luogo naturale per la disciplina del rapporto di lavoro. Il ricorso all'atto unilaterale da parte della P.a sarà limitato ai casi in cui ci sia stallo nelle trattative con conseguente pregiudizio all'azione amministrativa. Dunque le parti sono chiamate a trovare ulteriori ambiti di esercizio della partecipazione sindacale.

  • Parte normativa, premi legati alle presenze 

Le parti si impegnano ad individuare, con cadenza annuale, criteri per misurare l'efficacia delle prestazioni delle amministrazioni e la loro produttività collettiva con misure contrattuali che incentivino più elevati tassi medi di presenza. Introdurre strumenti di monitoraggio delle carenze, superamento della spesa produttiva, del precariato. Miglioramento della conciliazione vita-lavoro. Il Governo si impegna inoltre a sostenere l'introduzione di forme di welfare contrattuale, di fiscalità di vantaggio per la produttività.

  •  Parte economica, aumento medio non sotto 85 euro 

Il fondo per la P.a previsto in manovra destinerà la quota prevalente" al rinnovo dei contratti, per incrementi contrattuali in linea a quelli riconosciuti mediamente ai lavoratori privati e comunque non inferiori a 85 euro mensili medi. Le parti, nella contrattazione, nell'intento di ridurre la forbice retributiva, valorizzeranno i livelli retributivi che maggiormente hanno sofferto la crisi economica e il blocco della contrattazione. Saranno evitate penalizzazioni per chi ha già diritto al bonus di 80 euro, una platea che per la Madia ammonta a circa 200 mila persone.

  • Monitoraggio riforma p.a., osservatorio e lotta precariato 

Le parti promuovono un osservatorio della riforma della pubblica amministrazione che ne monitori gli effetti e contribuisca alla sua attuazione. Grande attenzione sarà dedicata al reclutamento del personale e a eliminare forme di precariato.

Agi News