Morning Bell: è il giorno della Fed

AGI – Tutti gli occhi dei mercati sono puntati sulla riunione della Fed. Gli investitori danno per scontato un quarto rialzo consecutivo dei tassi di 75 punti base ma guardano con attenzione alle indicazioni che darà il presidente Jerome Powell sulle prossime mosse, alla luce di una possibile decelerazione nel ritmo delle strette già a partire da dicembre.

Il mercato dei future prezza quasi al 50% una leggera frenata dei tassi a 50 punti base il prossimo mese. In Asia I listini sono misti, con Tokyo debole e Hong Kong e Shanghai in rialzo. Già martedì Hong Kong aveva chiuso in rialzo del 5,2%, per le voci di un allentamento della politica dello Zero Covid a partire da marzo.

In leggero rialzo i future a Wall Street, la quale martedì si è presa una pausa, dopo il mese di ottobre che è andato alla grande. Inoltre a frenare Wall Street ci hanno pensato i dati Usa sull’indice Ism manifatturiero che ad ottobre è salito meno del previsto e quelli sulle offerte di posti lavoro, che a settembre sono inaspettatemente salite, suggerendo che il mercato del lavoro statunitense resta forte e indebolendo l’aspettativa di un rallentamento delle strette Fed.

“Riteniamo che Powell farà di tutto per evitare di dire qualcosa che potrebbe essere inteso come il segnale di un passo indietro nell’aumento dei tassi – dice Kevin Cummins, capo economista per gli Usa di NatWest Markets – E poi i dati dell’inflazione non hanno ancora mostrato alcun segno di moderazione per cui difficilmente la Fed segnalerà l’intenzione di ridurre i suoi aggressivi aumenti dei tassi di interesse a dicembre”.

Intanto il biglietto verde, in vista della Fed, flette sull’euro, pur restando sopra la parità, cede leggermente sulla sterlina, che torna sopra 1,15 e arretra sullo yen, che va sotto quota 148. In rialzo di circa mezzo punto percentuale i future sull’EuroStoxx 50, dopo aver chiuso martedì in rialzo la seconda seduta settimanale.

Sempre martedì la banca centrale australiana, come previsto, ha deciso di rialzare i tassi di 25 punti base, preferendo agire con cautela sulla leva del costo del denaro, così come aveva fatto la Bank of Canada la settimana scorsa e come molti analisti sperano che la Fed e la Bce inizino a fare in un prossimo futuro.

Inoltre il governo Usa potrebbe mettere in campo un buyback di titoli di Stato (più precisamente operation twist), un’operazione non ancora ufficializzata, la cui data potrebbe anche slittare, che consiste nell’emettere titoli di Stato a breve per finanziare l’acquisto di buoni del Tesoro a lunga scadenza. “Per I mercati si tratterebbe di una notizia positiva – commenta Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte – un po’ come se il governo si sostituisse alla Fed, non stampando moneta ma dando una mano al mercato obbligazionario”.

Ovviamente il governo prenderebbe in mano la situazione temporaneamente, per far calare i tassi dei bond, in attesa che l’inflazione scenda un po’ e poi ridare la palla alla Fed.  Domanì sarà invece la volta della Bank of England, che dovrebbe varare un rialzo di tre quarti di punto, sebbene il mercato sia indeciso tra i 50 e i 75 punti base.

“Questa settimana – commenta Cesarano – i mercati saranno più contrastati e più misti di quanto non abbiano fatto sette giorni fa. Tuttavia essi vanno osservati un po’ più in prospettiva e a questo proposito va detto che i prossimi 15-20 giorni saranno molto importanti sia sul piano economico, sia su quello geopolitico. In questi 15-20 giorni ci giocheremo parecchio delle prospettive future. Dopo mercoledì, l’altro momento cruciale saranno le elezioni di midterm dell’8 novembre.

Se, come appare probabile, i repubblicani dovessero vincere e conquistare almeno la Camera, ci potrebbero essere grosse ripercussioni sulla guerra in Ucraina, soprattutto per quanto riguarda i futuri finanziamenti a Kiev.

E più in là dovremo guardare al G20 di Bali del 15-16 novembre. In Indonesia si terrà un G20 geopoliticamente decisivo, in cui vedremo se Biden e Putin cominceranno a dialogare e lo stesso dicasi per Bidin e Xi Jinping. E’ importante notare che il G20 arriva una settimana dopo le elezioni Usa, che finora hanno fatto da ‘tappo’, nel senso che tante cose sono state fatte o non sono state fatte in previsione di quella data.

A metà novembre questo tappo non ci sarà più e molte cose cambieranno. Forse si potrà negoziare con più chiarezza sull’Ucraina e su Taiwan, sul dollaro forte e sul petrolio”. Intanto a una settimana dal voto di metà mandato i repubblicani sono in vantaggio di due punti sui democratici,  emerge da un sondaggio del Wall Street Journal, secondo il quale il 46% degli elettori che si sono registrati per votare darà il proprio voto al Gop, il Grand Old Party, come viene chiamato il partito repubblicano. Il 44% invece voterà per i democratici. Attesa per i dati settimanali dell’Eia sulle scorte pertrolifere Usa e i Pmi manifatturmartedì dell’Eurozona, della Francia, della Germania e dell’Italia. 


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